Dopo il rientro di Zanotti, sono sette gli italiani scomparsi in giro per il mondo
06/04/2019 di Enzo Boldi
La notizia arrivata venerdì sera ha fatto tirare un sospiro di sollievo a molti italiani: Sergio Zanotti, l’imprenditore bresciano rapito al confine tra Turchia e Siria nell’aprile del 2016 è stato liberato. È atterrato all’aeroporto di Ciampino poco dopo le 21 e quest’oggi sarà interrogato dagli inquirenti per ricostruire il suo caso. I risvolti giudiziari, in questi casi, lasciano il tempo che trovano perché la gioia dei familiari di poter riabbracciare un loro caro supera qualsiasi altra cosa. In attesa, però, di un racconto ufficiale da parte dell’uomo, è sempre alta la tensione e l’ansia per gli altri sette italiani scomparsi in giro per il mondo
Partiamo in ordine cronologico. Il 29 luglio del 2013 si perdono le tracce di Padre Paolo Dall’Oglio, 64enne gesuita romano che ha da sempre avuto la missione di aprire un dialogo tra le comunità cristiane e quelle musulmane. Il suo ultimo avvistamento fu a Raqqa (in Siria) dove avrebbe dovuto incontrare un emiro locale per facilitare il rilascio di un prigioniero. Da quel giorno le voci sulle sorti del padre gesuita sono state le più varie: da chi parla di una sua esecuzione a chi, nei mesi scorsi, ha rilanciato l’ipotesi di una sua prigionia a Baghuz per mano dell’Isis.
Sette gli italiani scomparsi in giro per il Mondo
Tra gli italiani scomparsi c’è anche il 32enne bresciano Alessandro Sandrini che era partito per una vacanza in solitaria in Turchia, il 3 ottobre 2016. Per oltre un anno non si è saputo più nulla di lui, fino al 19 ottobre 2017 quando chiama la madre dicendole: «Non so dove sono, mi hanno sequestrato». Per gli inquirenti trovava al confine con la Siria, ma la vicenda è sempre stata circondata da un alone di mistero. Nei mesi successivi contatta altre volte la madre per chiedere aiuto. Nell’agosto di due anni fa, comparve in un video con una tuta arancione, con alle spalle due uomini armati e lancia un appello: «Mi uccideranno».
Altre notizie – anzi, assenza di notizie – di italiani scomparsi arrivano dal Messico, dove nel gennaio del 2018 sono spariti nel nulla tre uomini, originari di Napoli. Si tratta del 60enne Raffaele Russo, del figlio Antonio e del nipote Vincenzo Cimmino (di 25 e 29 anni). Il loro ultimo avvistamento è il 31 gennaio dello scorso anno nello Stato messicano di Jalisco il 31 gennaio scorso. A luglio, viene arrestato il capo di un cartello della droga che avrebbe corrotto dei poliziotti per fermare i tre e farseli consegnare. Ma da quel giorno nessun altra novità.
I casi Silvia Romano e Luca Tacchetto
Poi c’è Silvia Romano, la giovanissima cooperante milanese rapita in Kenya il 20 novembre del 2018 da un commando composto da tre persone. Nei giorni successivi vengono effettuati arresti e fermi, ma di Silvia non ci sono tracce anche se le forze di sicurezza si dicono certe che sia prigioniera nella contea meridionale di Tana Delta e non sia stata trasferita nella confinante Somalia e venduta ai terroristi islamici al- Shabaab. Poi il silenzio, con le tensioni tra il Roma e Nairobi sulle indagini e le scarse informazioni che arrivano dal Kenya.
Il mese successivo arriva un’altra notizia simile a sempre dall’Africa. A scomparire è il giovane architetto padovano Luca Tacchetto. Di lui e della sua amica canadese Edith Blais con cui stava affrontando quel viaggio nel continente africano, si sono perse le tracce a metà dicembre in Burkina Faso. Anche in questo caso non c’è stata alcuna rivendicazione ufficiale, ma le indagini sono seguite anche dall’intelligence canadese.
(foto di copertina: ARCHIVIO ANSA + Facebook)