Italia 5 Stelle: la prima piazza di governo del M5S scalda ma non convince, tra i più acclamati Fico (e il papà di Dibba)

La quinta edizione di Italia 5 Stelle al Circo Massimo è stata la prima prova “di governo” per il M5S, che doveva capire e intuire i malumori della base pentastellata.

Italia 5 Stelle, Circo Massimo tiepido

Le presenze sono state molte (oltre 30mila), meno l’entusiasmo che ha avvolto il primo giorno della kermesse. Il dubbio è sempre quello: l’alleanza Lega-Movimento. Quanto potrà durare questo accordo? E quanto, soprattutto, verrà meno l’identità grillina nei prossimi mesi?

Non a caso il più acclamato dalla base non è stato il vicepremier Luigi Di Maio, visibilmente stanco dopo un logorante Consiglio dei ministri, bensì il presidente della Camera Roberto Fico. Il più rappresentativo di quell’anima movimentista a cui ha ricordato di non cambiare mai promettendo che il M5S non ha intenzioni di formare alleanze strategiche con la Lega in vista delle elezioni europee del maggio 2019.

Italia 5 Stelle, standing ovation per papà di Alessandro Di Battista

A sorpresa (ma neanche tanto) un’altra piccola standing ovation è stata dedicata al papà di Alessandro Di Battista, Vittorio, il quale si è aggirato per il Circo Massimo fiero del suo orgoglio fascista, come racconta Il Messaggero:

“Sono Vitto Dibba”. Chi? Vittorio Di Battista. Il papà di Ale Dibba. Si presenta così: “So’ scojonato”. Non crede più al movimento 5 stelle? “Ci credo ancora, però…..”. Però che cosa? “Se mi danno il potere assoluto per sei mesi, risolvo io tutti i problemi d’Italia”. Potrebbe fare il dittatore insieme a Salvini: non sareste una bella coppia di destra? “Non so se Salvini è di destra. Io certamente no: sono fascista!”. Di Maio lo è troppo, poco” dovrebbe essere più tosto e deciso? “È un bravo ragazzo”. Che cos’è questo cartello che ha al collo? “Guardi, c’è scritto questo: No Tav, No Tap, No Benetton”. È ecologista? “Le ripeto: fascista!”. Un po’ come Salvini insomma? “Ma je piacerebbe. Ora però sganci dei soldi, per favore”. Soldi? “Non vedo perché Renzi debba pendere 20.000 euro per un discorso e io niente. Per me 1.500 euro a intervista sarebbe il prezzo giusto”.

La freddezza della piazza a 5 Stelle è stata raccontata da un reportage del Corriere della Sera:

Giggino, dicono certi dell’ufficio stampa – chiamandolo proprio così, Giggino – ha appena lasciato Palazzo Chigi. Cinque minuti dopo, Luigi Di Maio – in camicia bianca, senza cravatta, le maniche arrotolate – sale velocissimo sul palco del Circo Massimo e i militanti non fanno in tempo ad accorgersi del viso stanco, del sorriso forzato sotto occhiaie profonde, perché lui è già dentro il comizio, con l’urgenza di urlargli subito un paio di cose. “Quel maledetto condono non c’è più e voi, qui, siete tantissimi”. Vi starete chiedendo: come hanno reagito i militanti? Con applausi convinti, ma non eccitati. Nessuna ovazione. Il colpo d’occhio, del resto, non si presta all’idea di bolgia: qualche migliaio di persone, poche bandiere, poco entusiasmo, molti panini con la mortadella e niente a che vedere con la platea che Beppe Grillo riunì qui quattro anni fa, salendo magnifico su una gru.

(Foto credits: Ansa)

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