«I social, se usati nel modo corretto, possono contribuire ad abbattere barriere e pregiudizi che ancora persistono»
In viaggio per il mondo e verso Neverland. Intervista a Carlotta Tanisi
29/07/2023 di Hilde Merini
Quanti anni sono passati dal primo viaggio documentato nel mondo? Secoli, diversi secoli. Gli esseri umani, nonostante tutto, non sembrano essersi ancora stancati di raccontare, spiegare, descrivere, disegnare, i propri viaggi per contemporanei e posteri. Carlotta Tanisi è una “salentina doc”, come si definisce sul suo profilo @mywaytonever_land, classe 1992. Ama viaggiare ed è riuscita a fare di questa sua grande passione una professione.
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Intervista a Carlotta Tanisi, come nasce il suo progetto
Il suo lavoro digitale è iniziato per gioco nel 2018, ma senza consapevolezza: «Ancora non sapevo che avrei potuto (o voluto) farlo diventare un lavoro. Era un mondo nuovo al quale mi sono approcciata a piccoli passi, ma la consapevolezza di voler lavorare come travel blogger e content creator è arrivata solo nel 2020, con la decisione di aprire il mio blog» – ci racconta. Il suo blog mywaytonever-land.com è il suo diario di bordo in cui si racconta con l’utente, narrando i suoi viaggi “nerd” ispirati al cinema e parlando delle sue passioni. Affiancati al blog ci sono i social network: TikTok e Instagram, che Carlotta presidia con i suoi contenuti. «Io utilizzo principalmente Instagram e TikTok – ci dice -. Questi due social, anche se sembrano simili, non lo sono affatto, ma ciò che cambia è soprattutto l’approccio che ognuno sceglie di avere. Ad esempio, TikTok mi da più leggerezza e mi permette di spaziare sui contenuti Nerd molto di più rispetto ad Instagram». Non per ultimo, Tanisi fa un affondo tecnico in merito alle piattaforme: «Inoltre, penso che TikTok al momento abbia un algoritmo migliore rispetto a quello di IG, perché è più democratico e dà a chiunque la possibilità di emergere con un contenuto fatto bene. Così non è su IG».
Carlotta Tanisi ha visto le piattaforme cambiare
Nel suo lungo percorso dal 2018 ad oggi Carlotta ha visto sicuramente le piattaforme cambiare e affrontare stravolgimenti epocali. Lo stesso mondo negli ultimi anni è cambiato, ed è difficile non accorgersene per una travel creator. «Il covid non è stato un periodo semplice per nessuno, ma per chi vive di contenuti creati in giro per il mondo forse lo è stato ancora di più – ci racconta -. Noi creators abbiamo dovuto reinventarci, cercare nuovi format da proporre alle community per assicurare la nostra presenza sui social. Personalmente, nel pieno del lockdown mi sono dedicata alla scrittura dei primi articoli per l’apertura del blog».
Con Carlotta riusciamo ad affrontare nella nostra intervista un argomento spinoso che forse non emerge con frequenza nel discorso social e pubblico: il denaro, o meglio l’importanza di questo nell’attività di travel creator. A differenza dei food creator, per fare un esempio, i professionisti del settore travel hanno necessità di viaggiare per creare contenuti, cosa che li mette nella posizione di dover investire budget più alti per produrre materiale e di conseguenza lavorare.
Carlotta ci toglie fin da subito qualche dubbio rispondendoci lapidaria: «Avere disponibilità economica è molto importante, ma non fondamentale, dipende dalla nicchia che ci si sceglie». Per poi proseguire nella spiegazione: «Mi spiego meglio. Si possono creare contenuti anche a mezz’ora da casa o nella propria città (come chi vive a Roma o Milano), tuttavia concentrarsi su un unico posto ti rende sì una guida autorevole ma ti vincola allo stesso tempo».
Interessante questo rapporto con le città e con i luoghi in cui i content creator vivono abitualmente. Si modifica la dimensione del viaggio, in cui il travel creator passa dall’essere (o essere considerato) un viaggiatore professionista a una guida locale. La locuzione “travel creator” arriva quasi, per paradosso, alla sua forma più pura: diventa il “creatore” del tuo viaggio. Ti accompagna nella sua terra, ti guida nel tuo viaggio personale – unendo sotto un unico cappello diverse figure presenti solitamente nell’universo viaggio. L’utente si fa trasportare nella città del creator, lo segue nelle sue tips&tricks, ne segue i percorsi.
Questo approccio è sicuramente molto interessante dal punto di vista performativo e del budget, tornando all’argomento economico. Di contro, mette i travel creator in posizioni pericolose: li chiude in dei confini ben definiti, rischia di bloccarli in un luogo unico e limitarne creatività e opportunità. Continua infatti a dirci Carlotta Tanisi: «Io, per esempio, vorrei essere un punto di riferimento per chiunque voglia venire in Salento, ma non voglio limitarmi a questo, soprattutto perché amo viaggiare all’estero ed amo scoprire luoghi e culture differenti. Inoltre, mi sono scelta la nicchia dei “Viaggi Nerd”, ovvero i viaggi in luoghi cinematografici, che inevitabilmente mi portano a spostarmi molto. Ed ecco perché per me avere disponibilità economica per viaggiare diventa fondamentale».
Inoltre, il rapporto viaggio-social network può essere cantiere di relazioni virtuose e di interessanti meccanismi, come ci fa notare: «Diciamo che i social, se usati nel modo corretto, possono contribuire ad abbattere barriere e pregiudizi che ancora persistono». I social hanno infatti sdoganato il viaggio cheap in molti casi, fatto di risparmio e gioie minute. Viaggiatori e turisti si scambiano consigli online sulle mete economiche senza sentire il peso della vergogna. Dice Carlotta, infatti, che tra i pregiudizi abbattuti dai travel creator c’è «la possibilità di viaggiare lowcost. Ma anche il poter viaggiare da sola, o il fare determinate esperienze».
Di contro, bisogna pur sempre ricordare come il rapporto tra viaggi lowcost (quindi, possibilità di viaggiare finalmente concessa ad un alto numero di persone) e turismo sfrenato (spesso fatto di consumismo, mancanza di rispetto per i luoghi, sfruttamento di persone e località) è spesso interdipendente e problematico. I travel creator nell’ambito di questi argomenti hanno sicuramente una responsabilità, e il loro lavoro oscilla continuamente tra l’intrattenimento e l’educazione civica.
Commenta Carlotta, per esempio: «Sui social si tende a guardare al prodotto finale, e non al processo di creazione che c’è dietro». Continua, mettendo questa volta l’accento su un altro tema fondamentale: fare il creatore di contenuti in quest’epoca è un lavoro, a tutti gli effetti. «Noi creators non siamo privilegiati, abbiamo scelto di fare questo lavoro e, in quanto tale, comporta impegno, passione e sacrificio – ci racconta -. La maggior parte delle persone vede solo foto e video in luoghi meravigliosi, ma dietro quei contenuti ci sono ore passate al computer o al telefono, viaggi stampa impegnativi con ritmi serrati, tempi di consegna ristretti, stanchezza fisica e mentale non indifferente».
Fai il lavoro che ti piace e non lavorerai un giorno, diceva un saggio. Sicuramente la realtà dei fatti è ben più complessa, e spesso anche un lavoro molto amato mette a dura prova la stoffa delle persone. Tanisi ci racconta così la sua esperienza: «Per me è sicuramente il lavoro più bello che potessi scegliere, ma creare contenuti sempre nuovi ed interessanti non è una passeggiata».
Nonostante questo, non ha perso la voglia di fare e di continuare a viaggiare: «Più viaggio, più mi rendo conto che è questo che voglio fare. Creare contenuti, dare consigli, confrontarmi con altri viaggiatori, scrivere sul blog mi dà grande entusiasmo».