Gli Stati Uniti vogliono veramente regolamentare l’AI?

Un incontro a porte chiuse tra i senatori e i 22 "capi" delle aziende della Silicon Valley. L'esigenza è comune, ma ci sono alcune divergenze

17/09/2023 di Redazione Giornalettismo

Elon Musk ha parlato di “servizio all’umanità”. Mark Zuckerberg ha “pubblicizzato” la sua scelta di rendere open source il modello linguistico LLAMA2. Sam Altman ha ribadito la necessità di un intervento normativo per regolamentare – da ora in poi – lo sviluppo di strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Questa è la sintesi delle principali posizioni che i big della Silicon Valley hanno mostrato ai senatori statunitensi nel corso di un incontro a porte chiuse avvenuto nelle scorse ore a Capitol Hill. All’evento non hanno partecipato solamente i vertici di XCorp, Meta e OpenAI, ma le figure di spicco delle 22 più importanti aziende americane che si occupano di tecnologia.

Intelligenza artificiale, le ultime mosse degli USA per una legge

Perché gli USA sono alla ricerca di una normativa ad hoc per indirizzare l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, nel tentativo di mettere un freno ai possibili gravi rischi di uno sviluppo fuori controllo. Se in Europa è stato approvato, meno di tre mese fa, l’AIAct (anche se per l’entrata in vigore si dovrà attendere l’interlocuzione con i singoli Stati membri), Gli Stati Uniti ancora non si sono cimentati in un regolamento strutturato. Al momento, infatti, esiste solamente un impegno formale (dal valore di una stretta di mano) tra le 7 grandi aziende americane del tech (ma non Apple) e il Presidente Joe Biden. Molto poco per poter pensare che il futuro sia sicuro e privo di rischi per l’essere umano nel suo rapporto con la “macchina”.

E proprio mentre andava in scena l’incontro a porte chiuse, la società (OpenAI) che ha mostrato per prima al mondo i possibili effetti dell’AI con ChatGPT, ha annunciato l’apertura di una sede in Europa. La scelta è ricaduta, guarda caso, sull’Irlanda. In particolare a Dublino. Sarà per le verdi pianure, per l’affaccio sul mare o per la fabbrica della Guinness. O, più semplicemente, per via di condizioni fiscali favorevoli. Come tutte le altre Big Tech.

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