Come si legano i concetti di inclusione digitale e inclusione finanziaria?

Quale è la relazione tra inclusione finanziaria e inclusione digitale e perché si tratta di un legame a doppio filo?

15/11/2023 di Ilaria Roncone

Partiamo prendendo in prestito la definizione che di inclusione finanziaria – che, per forza di cose, oggi passa in parte anche per l’inclusione digitale – che viene data da ABI: «Si intende il complesso di attività sviluppate per favorire l’accesso ai servizi bancari di  soggetti e organizzazioni non ancora del tutto integrati nel sistema finanziario ordinario. Tali attività includono, per le banche, l’offerta di servizi finanziari di credito, risparmio, pagamento, con il trasferimento di fondi e rimesse, programmi di educazione finanziaria e di accoglienza in filiale». L’inclusione finanziaria, all’atto pratico, passa per tantissime cose e, tra queste, ci sono inevitabilmente le competenze digitali.

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Cosa c’entrano le banche con l’inclusione finanziaria

Servizi bancari inclusivi, quindi, sono quelli accessibili e disponibili anche per comunità meno servite e che rischiano di rimanere ai margini delle società: si pensi, per esempio, a persone immigrate in un Paese che – anche, banalmente, per ricevere uno stipendio o pagare le utenze legate a una casa – devono necessariamente aprire un conto corrente. Conto corrente che, poi, permette di avere accesso a possibilità ulteriori come investire, ottenere credito e risparmiare. Proprio il numero di possessori di conto corrente può aiutare a comprendere, tra gli altri dati, il grado di inclusione finanziaria delle varie società. Secondo gli ultimi dati disponibili (dal Global Findex Database 2021 della Banca Mondiale), nonostante negli ultimi anni gli strumenti di pagamento digitale abbiano permesso un aumento di coloro che possiedono un conto, donne, giovani e persone povere rimangono i più svantaggiati.

L’aumento dell’utilizzo di strumenti digitali – con un notevole aumento soprattutto durante la pandemia – ha dato una buona spinta all’inclusione finanziaria dei Paesi in via di sviluppo (seppure permanga una forte differenza con i Paesi ad alto reddito). A livello globale, la percentuale di inclusione finanziaria è passata dal 51% del 2011 al 76% del 2021: in misura maggiore, nei Paesi in via di sviluppo si è passati dal 42% al 71%; i Paesi ad alto reddito segnavano già l’88% dieci anni fa e oggi sono al 96%.

Quale è il ruolo delle banche in tutto questo? Quello di aumentare quanto più possibile l’acceso ai servizi finanziari e di credito, così da contribuire a far uscire i singoli individui dalla condizione di povertà. Avere accesso ai servizi finanziari, per il singolo, significa poter pagare e ricevere denaro, risparmiare, investire e entrare in un circolo virtuoso di resilienza finanziaria.

Competenze digitali come chiave per l’inclusione finanziaria

La Banca d’Italia ha pubblicato lo studio “Challenges for financial inclusion: the role for financial education and new directions”. Nel paper vengono messi in relazione lo sviluppo delle competenze digitali e l’inclusione finanziaria (intesa, in questa sede, come l’accesso a costi ragionevoli a strumenti finanziari utili per lo sviluppo in senso economico e sociale della vita delle persone). Si evidenzia, al di là dei vantaggi per i singoli individui, come l’inclusione finanziaria giochi un ruolo importante anche sulla crescita economica.

In quali Paesi si assiste a un livello di inclusione finanziaria maggiore? In quelli in cui gli individui partecipano in maggiore misura alla vita economica, innanzitutto. Sono quei Paesi in cui l’alfabetizzazione finanziaria è favorita dall’esistenza di precise strategie di educazione finanziaria. Strategie educative che, per forza di cose, includono l’istruzione a una serie di competenze digitali che permettono di sfruttare determinati mezzi forniti grazie all’accesso a internet.

In particolare, nello studio viene analizzata la situazione italiana ed emerge come «esiste una correlazione positiva tra l’alfabetizzazione finanziaria e l’uso di dispositivi elettronici per tenersi informati». Ciò che emerge è che tra i giovani – in particolar modo tra quelli che hanno maggiori competenze in ambito digitale – si riscontrano maggiori conoscenze in ambito finanziario. Più alte sono le competenze finanziarie e digitali degli individui, più alto è il livello di inclusione finanziaria del Paese che questi abitano.

L’educazione finanziaria digitale diventa quindi imprescindibile per aumentare i livelli di inclusione digitale ed è fondamentale che tutti vi abbiano accesso (questione che, inevitabilmente, è legata a doppio filo all’efficienza delle infrastrutture digitali).

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