Il lockdown impossibile dell’India, ora il Paese è il terzo al mondo per contagi
06/07/2020 di Marta Colombo
Nonostante il governo abbia imposto un lockdown molto severo dalla fine di marzo, l’India è ora il terzo Paese al mondo per numero di contagi con quasi 700,000 infetti e quasi 20,000 morti.
Se in molti Paesi il lockdown è servito a rallentare la diffusione del Covid-19, in India, le misure inizialmente definite estreme del governo di Narendra Modi, che aveva annunciato un lockdown totale il 24 marzo scorso, hanno invece provocato un aumento dei contagi in tutto il Paese. Nella giornata del 6 luglio sono stati registrati 25,000 nuovi casi, il record di contatti giornalieri da gennaio.
Nonostante l’aumento di casi, soprattutto nelle grandi aree urbane, il lockdown è stato parzialmente rilassato alla fine di Maggio.
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Il lockdown impossible dell’India
Tenere una popolazione di 1,3 miliardi, in un paese popoloso come l’India, con il suo clima e problemi infrastrutturali, in casa 24 ore al giorno è praticamente impossibile. Ma molti critici del governo di Modi e della sua strategia nel gestire l’emergenza sanitaria ritengono che il fallimento del lockdown sia principalmente da attribuire a suoi errori di valutazione.
Il fallimento di Modi
Una delle critiche principali rivolte al primo ministro indiano è che, senza consultare esperti locali e calcolare le differenze e gli evidenti ostacoli, Modi ha implementato un lockdown ispirato a quelli europei, specialmente di Spagna e Italia. Infatti, molto cittadini indiani non hanno una dimora fissa o vivono in quartieri talmente affollati che i confini tra una casa e l’altra sono praticamente inesistenti, rendendo l’isolamento e il distanziamento sociale impossibili.
Inoltre, diversi medici ed esperti contestano a Modi il tempismo delle misure imposte dal suo governo in tutti gli stati dell’India. In una nazione con una popolazione molto giovane e immunità innata verso molte malattie, il virus ci ha messo molto più tempo a diffondersi ed in modo molto diverso.
l’altro fattore che ha causato un aumento sproporzionato di contagi è la questione dei lavoratori migranti. Fin dall’inizio del lockdown i milioni di lavoratori provenienti dalle zone rurali che lavorano nelle grandi fabbriche e industrie delle città indiane si sono trovati senza stipendio e senza cibo, spesso ammassati in dormitori con scarse condizioni igieniche. Appena è stato possibile, in tantissimi, la maggior parte infetti, sono tornati nelle campagne in massa, portando il virus con loro.
Nella capitale Nuova Delhi, una gigantesca area metropolitana di 25 milioni di abitanti, gli ospedali sono così affollati che i medici hanno cominciato a curare i pazienti in un centro spirituale convertito ad ospedale con 10,000 letti fatti di cartone. Anche se molti hotel e sale per cerimonie sono state convertite in centri medici, il sistema sanitario della città è completamente al collasso e non riesce a far fronte al numero impressionante di malati.
Ad inizio giugno, la storia una donna incinta di 8 mesi morta in un’ambulanza della capitale dopo che le era stato negato l’accesso a tutti gli ospedali della città per 13 ore, ha fatto il giro del mondo ed è diventata uno dei tristi simboli del lockdown fallimentare dell’India.
(Immagine di copertina: Instagram)