Il lento declino dei Traveler’s Cheque

ATTENTI AGLI ACQUIRENTI ON-LINE – Nel 2007 l’Office of the Conptroller of the Currency, Occ, ente di vigilanza Usa, si accorse del problema e chiede ad Hbmx di rafforzare i suoi sistemi di controllo anti-riciclaggio senza che vi fu una presa di posizione soddisfacente da parte della banca messicana. L’Occ poi, ed era il 2009, scoprì una quantità importante di T/C provenienti dalla Hbmx con numeri consequenziali e firme illeggibili. Nel 2012 emerse che i prodotti comprati da quella banca vennero poi incassati o depositati in altri istituti, a riprova che i T/C venivano usati per attività illecite. Un’altra truffa, questa volta proveniente dalla Svizzera, parla invece dell’impiego dei T/C per spillare soldi a persone inconsapevoli che si trovano dopo un acquisto sul web un Traveler’s Cheque magari dal valore nominale più alto della somma pattuita.

declino traveler's cheque

PERICOLO STORNO – Rsi.ch ci spiega cosa succede. Un privato mette in vendita un bene su internet, che viene acquistato da un compratore ad un prezzo incredibilmente alto. Questi offre un pagamento con un cheque bancario, anche un T/C, accompagnando la richiesta con una giustificazione. Dopo qualche giorno arriva il documento emesso in genere all’estero, tra Grecia, Romania, Bulgaria ed Inghilterra. L’importo è però notevolmente più alto ed i compratore si giustifica spiegando che si tratta di una svista e che si dovrebbe provvedere ad uno storno attraverso un servizio di Money Transfer. Il cheque risulterà falsificato ed il truffatore intanto prenderà i soldi dello storno. Quindi, per fare un esempio, se si manda un cheque da 100 euro per un bene che ne vale 60, il truffatore recupererà la differenza di 40 euro oltre al bene che nel frattempo sarà già stato spedito.

LE TRUFFE IN ITALIA – La cronaca italiana è poi ricca di altre truffe operate attraverso i T/C. Il Mattino di Parma ci racconta la storia di un cittadino malese che è stato beccato con cinque travellers cheque falsi con loro dell’American Express dal valore di 2500 euro. L’uomo aveva già provato altre volte a presentarsi in banca salvo andare via perché turbato dal fatto che i documenti fossero evidentemente falsi. Ed infatti, una volta scoperto il raggiro, è stato bloccato dalle forze dell’ordine. Trg media invece ci racconta un altro caso che risale allo scorso 22 novembre che ha per protagonisti due rumeni in possesso di T/C rubati per un totale di 700 euro. Uno dei tre appartiene ad una cittadina ecuadoregna derubata all’aeroporto di Amsterdam nel lontano 2004.

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LO SRI LANKA DICE STOP – A causa dell’aumento degli atti illeciti legati a questo prodotto, ci sono Paesi che oltre alla Svizzera hanno deciso di dire basta. Parliamo dello Sri Lanka che, come spiegato da Lbt, ha deciso attraverso la sua banca nazionale d’interrompere l’emissione di questi titoli perché ormai in tutto il mondo si ragiona in termini di operazioni telematiche. Un altro fattore che ha influenzato tale decisione è che l’American Express ha già da tempo deciso per l’interruzione nell’emissione di T/C nel Paese mentre in India si è deciso di dire basta per le troppe truffe legate al prodotto. La decisione ha cambiato anche le politiche d’ingresso per turisti, che ora potranno portare nel Paese fino a 5000 dollari in contanti, modificando il limite che in precedenza era di massimo 1500 dollari liquidi e 3500 in T/C.

I DUBBI AUSTRALIANI – La decisione dello Sri Lanka conferma come ormai i Travellers Cheque abbiano fatto il loro tempo. Lo conferma anche un sondaggio del Sydney Morning Herald che propone anche dei conti che dimostrano come ormai i T/C abbiano perso la loro forza. Ad oggi, se si comprano 1000 dollari australiani con prodotti firmati Travelex, si hanno 651,7 euro. Se invece si prelevano con una carta Mastercard, ecco che i 1000 dollari diventano 688, a dimostrazione che ormai anche grazie all’unificazione delle politiche in termini di commissioni sia più conveniente affidarsi alla propria carta di credito. Con il risultato che i T/C sono sicuri solo se vengono custoditi in un luogo controllato e si hanno a disposizione i codici del prodotto e la ricevuta.

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LA SENTENZA DELL’ARBITRO BANCARIO FINANZIARIO – In questo caso, visto che sono privi di scadenza, possono essere usati come deposito, a patto, ripetiamo, di conservare le ricevute in un luogo sicuro. Altrimenti hanno perso sia d’interesse sia d’efficacia. Del resto il dottor Marco Pomaro, intervistato nel 2012 da La Stampa sulla questione delle nuove normative antiriciclaggio, ha confermato che i T/C ormai sono poco utilizzati, anche se rappresentano una forma di pagamento tracciabile. Infine, proponiamo una sentenza dell’Arbitro Bancario Finanziario datata 30 novembre 2012 che dimostra come spesso neanche le banche abbiano più confidenza con questo prodotto. Nello specifico una truffa effettuata con sei T/C falsi dal valore di 2500 euro andò a buon fine perché l’impiegato dichiarando di non conoscere il prodotto versò subito il contante senza preoccuparsi del fatto che mancasse la sottoscrizione all’incasso.

L’ORA DELLA FINE? – I Traveler’s Cheque sono quindi ancora presenti nel portafoglio degli istituti di credito e delle società d’intermediazione finanziaria ma ormai il loro ruolo è a dir poco limitato. Certo, rappresentano una sicurezza in termini di protezione del proprio denaro ma oggi, grazie anche alla moneta elettronica ed alle commissioni di cambio e di prelievo più vantaggiose, i Paesi in cui sarebbe supposto il loro utilizzo, vedi quelli in via di sviluppo, non li accettano più per colpa delle truffe che mettono in pericolo la stabilità economica di un Paese. Se poi aggiungiamo che può capitare che una banca paghi degli assegni senza sottoscrizione del mittente, allora si capisce che forse il prodotto ha fatto il suo tempo, a parte per coloro che sanno come sfruttarlo a proprio vantaggio.

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