Tra una lettera per chiedere di fermare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e l’apertura di una startup che si occuperà di AI, Elon Musk prosegue quella sua atavica battaglia nei confronti dei media. E così, dopo averlo annunciato in più occasioni con tweet sibillini, Twitter ha iniziato a inserire le “etichette” su quei profili ufficiali (con badge) di quotidiani, radio ed emittenti televisivi che ricevono fondi o finanziamenti pubblici.
I casi NPR, BBC e CBC sono i più emblematici: da qualche giorno, questi profili verificati su Twitter compaiono accompagnati dalla scritta “Government funded media”. Altre testate, per protesta, hanno deciso di sospendere la loro attività sulla piattaforma social e le polemiche sembrano non placarsi. In Italia, poi, c’è un caso paradossale: quella stessa etichetta è stata attribuita agli account ufficiali di Rai1 e Rai3, ma non a Rai2 (e a tutti gli altri profili relativi alla televisione pubblica, compresa RaiNews).
Ma come si è arrivati a tutto ciò? La stessa piattaforma social ha pubblicato le sue linee-guida con le varie definizioni (comprese quelle che hanno portato all’etichettatura dei media affiliati alla Federazione Russa). Ed è proprio tra le righe di quel regolamento che si è palesato un vulnus: tra le fonti “decisionali” c’è anche una pagina Wikipedia. Scelte che, dunque, non possono che apparire approssimative. Il tutto mentre Musk è pronto a lottare contro ChatGPT annunciando la sua TruthGPT: la chatbot basata sull’intelligenza artificiale in cui non ci saranno – a suo dire – i “bias del politicamente corretto”