Le testate che stanno protestando smettendo di twittare

Ci sono diversi organi di stampa che hanno deciso di abbandonare Twitter: alla base della decisione, non soltanto le nuove etichette, ma anche il modo di proporre i contenuti

19/04/2023 di Redazione Giornalettismo

Non c’è soltanto la questione delle etichette con cui vengono indicati i media che usufruiscono di fondi pubblici. C’è molto altro, che si estende anche agli editori privati, imprenditori che si occupano semplicemente di portare avanti il proprio business nel settore delle news e che devono far fronte, continuamente, ai cambiamenti che le piattaforme – utilizzate come outlet per la propria proposta editoriale – mettono in campo. Per questo aumentano sempre di più i giornali contro Twitter: Elon Musk sembra aver scontentato tutti.

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Giornali contro Twitter, il lungo elenco delle proteste contro Musk

Restando al tema del giorno, ovvero al fatto di voler indicare i media pubblici attraverso un’etichetta che li identifichi come “media affiliati allo Stato”, possiamo registrare sicuramente la posizione di NPR, la National Public Radio, una organizzazione non-profit che comprende una rete di oltre 900 radio statunitensi che, in quanto tale, riceve delle sovvenzioni (è stata fondata in seguito a un atto del Congresso). Si tratta, nella fattispecie, della prima emittente americana – in generale – ad aver annunciato l’abbandono di Twitter. Lo ha fatto proprio per evitare di essere indicata come “media affiliato allo Stato”, rivendicando la propria autonomia dall’istituzione.

Ma ci sono anche degli altri aspetti legati alle novità di Twitter che hanno fatto storcere il naso anche a editori che non ottengono finanziamenti pubblici e che, pertanto, non verranno toccati da questa nuova etichetta del social media. Ad esempio, la decisione di estendere il pagamento dell’abbonamento a Twitter Blue per ottenere la spunta blu di utente verificato. Molti media hanno ritenuto non necessario investire in un abbonamento di questo tipo per mantenere questo particolare status, dal momento che la loro storia e il loro blasone sarebbe stato sufficiente per diversificarli nei confronti della loro audience. A maggior ragione quando un qualsiasi iscritto a Twitter, pagando un abbonamento, ottiene il simbolo di uno status che, universalmente, coincide con il concetto di affidabilità.

New York Times (nonostante i suoi 55 milioni di followers) è stato molto chiaro sul tema e ha già perso la spunta; CNN, Los Angeles Times sono tutti intenzionati a non pagare l’abbonamento a Twitter Blue, facendo così la stessa fine dell’illustre competitor. Se si considerano anche le altre testate internazionali che si stanno ponendo una domanda sulla circolazione dei contenuti sui social network come Twitter, si può intuire bene come il tema sia una sorta di pentola a pressione pronta a esplodere.

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