La lotta tra Musk e i giornali per le etichette su Twitter

Un giornale o un qualunque mezzo di comunicazione pubblico può essere definito "state affiliated media"?

19/04/2023 di Gianmichele Laino

Una operazione che può essere inserita nel manuale della comunicazione di massa. Quello che sta cercando di fare Elon Musk con le etichette di Twitter, infatti, pone dubbi e mette davanti all’opinione pubblica un principio che viene sempre dato per scontato, ma che poi – alla fine – solleva sempre lo stesso interrogativo: un giornale, una televisione, una emittente radiofonica che ottiene delle sovvenzioni pubbliche può essere etichettata come “media affiliato allo Stato”? E – soprattutto – qual è la quota minima di finanziamento pubblico che si deve ottenere per essere definito in questo modo? Ok, sappiamo che la Rai o la BBC vengono supportate – in modi diversi – dai contribuenti. Ma cosa succede, invece, per quei gruppi editoriali privati che, magari, partecipando a gare o bandi riescono a ottenere dei fondi messi a disposizione dalle istituzioni? Anche quelli possono essere considerati “media affiliati allo Stato”?

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Etichette Twitter per i media, la soluzione di Musk fa discutere

Perché abbiamo definito la questione da manuale della comunicazione? Perché una delle battaglie che portano avanti costantemente i dipendenti delle emittenti pubbliche è quella dell’affermazione della propria indipendenza. Essere definiti, dunque, “media affiliato allo Stato” ricorda da molto vicino un provvedimento – che aveva preso sempre Twitter nell’era pre-Musk e altri social media – relativo alla definizione dei media o delle istituzioni smaccatamente parziali. Come – ad esempio – i media di stato russi, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. E non è un caso che proprio la BBC abbia alzato la voce contro Elon Musk, ribadendo la propria indipendenza dallo Stato.

Ovviamente, questo tipo di etichette è stato esteso anche alla Rai (anche se con alcune differenze, come vedremo). Probabilmente, l’esempio italiano rende meglio l’idea rispetto all’iter che è stato seguito dal board del social network di proprietà di Musk: la Rai, effettivamente, è sempre stata terra di conquista per la politica e il fenomeno della “lottizzazione” delle cariche – comprese quelle all’interno delle redazioni giornalistiche – si svolge alla luce del sole, con dichiarazioni congiunte di tutti i partiti dell’arco costituzionale che si reputano più o meno vicini alle varie figure che ricoprono ruoli di vertice all’interno delle testate del servizio pubblico o dei programmi di approfondimento.

Ecco perché l’espressione “media affiliato” forse è estremamente forte, ma non si discosta poi così tanto dalla realtà. Sul lessico, però, Musk ha dimostrato di voler cercare una mediazione: «Dobbiamo aggiungere più granularità all’influenza editoriale, poiché varia notevolmente – ha detto in un tweet il proprietario del social media -. In realtà non penso che la BBC sia di parte come altri media finanziati dal governo, ma è sciocco da parte della BBC affermare di non subire alcuna influenza». Insomma, è possibile che non venga utilizzata l’espressione “media affiliato”, ma non per questo Musk rinuncerà all’abbinamento tra servizio di informazione pubblica e legame stretto con lo Stato. Varrà tuttavia la pena estendere questa misura, a questo punto, anche a quelle altre testate che – pur appartenenti a gruppi editoriali privati – ricevono in varia forma finanziamenti pubblici (che sia per merito o che sia per diritto). O tutti, insomma, o nulla.

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