Le ragioni di chi si sta ribellando al blocco di ChatGPT disposto dal Garante

Sono tante le persone coinvolte nel mondo delle start up e gli esperti che, pur ammettendo i problemi dell'IA, sono molto critici rispetto alla scelta di bloccare ChatGPT

03/04/2023 di Ilaria Roncone

Nelle varie posizioni e schieramenti che possono essersi creati per la questione del blocco di ChatGPT – da un lato chi si dice soddisfatto perché la trasparenza nella gestione dati e la protezione sono effettivamente mancate, dall’altro chi parla di editto bulgaro e di un tentativo di bloccare il progresso insensato – c’è sicuramente una categoria che si è opposta con fervore: quella delle start up.

Il punto è – secondo coloro che lavorano nell’innovazione tecnologica e che hanno scelto di investire nell’intelligenza artificiale – che l’Italia si starebbe mettendo nelle condizioni di fermare i cambiamenti come l’avvento di ChatGPT o la carne sintetica per incapacità di discutere queste tematiche e di normare cambiamenti epocali.

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Tra start up ed esperti, tutti quelli che contestano la scelta del Garante

Sono tanti gli esperti di settore e coloro che hanno creato delle startup che, a vario titolo, stanno dicendo la loro sui social. In particolar modo su LinkedIn – che si distingue per la pubblicazione di post altamente specialistici su vari ambiti lavorativi. Sulla questione del blocco ChatGPT il dibattito è particolarmente acceso e fornisce una serie di spunti interessanti.

ChatGPT

A queste considerazioni si aggiunge quella di Matteo Stifanelli, general manager di AirBnb e Taxfix, che ha scelto di scrivere una lettera direttamente al CEO di OpenAi: «Ho scritto un’e-mail a Sam Altman offrendogli il mio consiglio, non richiesto, su come dovrebbe affrontare le richieste del Garante della Privacy italiano. Mentre aspettiamo la sua risposta (che sicuramente darà entro poche ore), cosa fareste voi se foste al suo posto?», chiede Stifanelli a colui che lo seguono per stimolare interazione e confronto su questa tematica e condividendo il testo della mail.

La rabbia di chi ha creato start up basate sull’AI

Nel mondo di coloro che hanno investito nell’AI il parere – come si evince anche da un articolo di Repubblica che ha intervistato alcuni fondatori italiani di start up – è concorde: fermare il progresso non è la soluzione al mancato rispetto del GDPR. «L’unico risultato è penalizzare le aziende italiane che la usano, spingendole ad andare all’estero», ha affermato Antonio Simeone – fondatore di Euklid – parlando con Repubblica.

Per un settore, quello delle start up, che in Italia vale 500 milioni di euro, sono tanti quelli che hanno scelto di attivare progetti legati all’intelligenza artificiale. Mentre nel mondo si sceglie di investire miliardi sull’AI, in Italia blocchiamo il tutto e rischiamo di mandare tutti a investire all’estero.

Rimane pur vero che la paura di quello che sta succedendo con l’AI non è solamente Italiana (seppure il nostro paese sia l’unico ad aver optato per uno stop del servizio di ChatGPT). Di recente, infatti, Elon Musk e molti alti esperti di AI nel mondo hanno chiesto uno stop della ricerca nei laboratori AI di sei mesi per creare protocolli di sicurezza e per normare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

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