Il messaggio su Facebook che ha costretto al carcere la 23enne Ikram Nazihm
La sua storia è stata resa nota in seguito all'intervento del leghista Massimiliano Capitanio che ha annunciato una interrogazione parlamentare
19/07/2021 di Gianmichele Laino
Un post ironico su Facebook, pubblicato – tra le altre cose – nel 2019. È questo il motivo che ha portato all’arresto di Ikram Nazihm, la 23enne nata da genitori marocchini a Vimercate (in provincia di Milano), studentessa all’Università di Marsiglia, arrestata durante un periodo di vacanza a Casablanca lo scorso 20 giugno. Una settimana dopo, è arrivata la condanna – in primo grado – a 3 anni e mezzo di carcere e al pagamento di una multa da circa 5500 dollari. C’è tensione per un caso che, in Italia, è stato sollevato dal parlamentare leghista Massimiliano Capitanio, che ha annunciato una interrogazione parlamentare, e a cui aveva dato rilievo soltanto il quotdiano Domani che – due giorni fa – aveva affrontato la storia di Ikram Nazihm nella sua prima pagina.
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Ikram Nazihm e il suo post giudicato blasfemo su Facebook
Ma cosa aveva scritto di così grave Ikram Nazihm sulla sua pagina Facebook (che attualmente è stata chiusa, con il post conseguentemente rimosso)? In realtà nulla. Si trattava semplicemente della riproposizione di una sura del Corano (la numero 108) rivisitata in chiave satirica. Un testo che, tra le altre cose, era stato condiviso anche da altri cittadini di fede musulmana e che compare ancora oggi nelle bacheche di alcuni utenti che, per solidarietà, hanno voluto riproporre il testo, evidenziando come le autorità del Marocco abbiano realizzato una operazione decisamente esagerata con l’arresto e la condanna a tre anni e mezzo di carcere di una ragazza di 23 anni.
Il politologo Hamed Abdel-Samad, 143mila followers su Facebook, ha voluto pubblicare il messaggio satirico condiviso anche da Ikram Nazihm sulla sua pagina Facebook:
La sura dell’abbondanza veniva reinterpretata come “la sura del whiskey”, suonando all’incirca in questo modo: «In verità ti abbiamo dato il whiskey, e bevilo nel nome del tuo Signore, puro non mescolato con la Pepsi». Il politologo ha scritto: «Ripubblico questa sura in solidarietà con la ragazza oppressa e in riconoscimento della mia libertà di opinione e di credo. Immagina se ogni marocchino, non religioso o laico, ripubblicasse questa foto, quanti marocchini starebbero in prigione stanotte?». Al momento, le autorità diplomatiche italiane sono in contatto con quelle marocchine per cercare di trovare una soluzione al caso di Ikram Nazihm che, nell’epoca dei social network, sembra essere l’ennesima distorsione dell’importanza della libertà di espressione.