Il ruolo dell’AI nei bombardamenti israeliani su Gaza

Un sistema di intelligenza artificiale per lanciare attacchi missilistici mirati. Ma non come si potrebbe pensare

09/12/2023 di Redazione Giornalettismo

Oramai, l’intelligenza artificiale è entrata a far parte del nostro quotidiano. Purtroppo, ma non sorprende, questo sviluppo tecnologico è diventato anche uno strumento utilizzabile e utilizzato in guerra. Il caso più recente riguarda il conflitto tra Israele e Hamas. In particolare, si parla di un sistema AI chiamato Habsora (o “Vangelo”) utilizzato dalle forze militari israeliane per condurre attacchi missilistici su Gaza. Leggendolo così, si potrebbe pensare a una soluzione per ridurre al minimo le vittime civili, realizzando degli attacchi mirati verso determinati obiettivi. In realtà, le cose non stanno andando così.

Habsora, l’AI usata da Israele per bombardare Gaza

Habsora, infatti, consente di generare oltre cento obiettivi al giorno. Dunque, per fare un esempio, si individua un edificio civile dove potrebbe (il condizionale è d’obbligo) trovare un militante di Hamas e si lancia un attacco mirato. Il problema è che, dati alla mano, questo non risparmia i civili innocenti che continuano a cadere sotto bombe e missili dallo scorso 8 ottobre, l’inizio della controffensiva israeliana. Ma come si alimenta questo sistema? Consideriamo un paio di aspetti: l’IDF ha iniziato a utilizzare l’AI nel 2019. Poi, nell’aprile del 2021, Israele ha siglato un accordo con Google (e Amazon) chiamato Project Nimbus. Si parla di un cloud nazionale, ma la sue declinazione è sempre stata molto vaga. Sta di fatto che le aziende del tech hanno fornito a Israele quelle “armi” tecnologiche che oggi troviamo tradotte in intelligenza artificiale.

E Habsora sembra proprio confermare quei timori già emersi nei giorni successivi alla firma dell’accordo. Per alimentare e addestrare quel tipo di sistema, infatti, è necessario avere un database. Dati che sembrano essere presi dalle immagini di video-sorveglianza e di riconoscimento facciale. Strumenti e tecnologie che da anni Israele utilizza nei territori palestinesi, per le cosiddette “operazioni di controllo e sicurezza” di diverse città. E non solo ai confini.

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