Giuseppe Conte: «Io non faccio l’allenatore». Il suo ruolo è quello del bomber, senza apparenti meriti sportivi

15/05/2019 di Enzo Boldi

Chiamarsi bomber senza apparenti meriti sportivi. Il nome della nota pagina Facebook, diventata un simbolo della comicità e sarcasmo social sui temi calcistici, rappresenta al meglio la visione data da Giuseppe Conte nella sua intervista a La Gazzetta dello Sport. Il presidente del Consiglio sostiene di non essere un allenatore di questo governo, ma un bomber. Quel centravanti di un tridente, completato da Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che mette a segno i gol decisivi.

«Né allenatore, né arbitro, come qualcuno a volte ha provato a definirmi – ha detto Giuseppe Conte rispondendo alla domanda del giornalista della Gazzetta sul suo ruolo come guida politica del Paese -. Io scendo In campo tutti i giorni. Insieme a Di Maio e a Salvini formiamo un bel tridente d’attacco. A me spetta anche il compito di coordinare l’intera squadra poiché, per rimanere alla metafora calcistica, le partite si vincono tutti insieme, con il contributo di tutta la squadra».

Giuseppe Conte sostiene di essere uno che fa gol, non un allenatore

La dura legge del gol. Il presidente del Consiglio, dunque, si considera il punto di riferimento, quel centravanti in grado di spostare e guidare gli equilibri di una squadra di governo insieme alla coppia Di Maio-Salvini che completano il tridente d’attacco. Non un regista, colui che costruisce il gioco e rappresenta il fosforo del centrocampo da cui nascono le idee per organizzare il gioco. Ma quel bomber che punta a fare gol e che vive attraverso le reti messe a segno in una stagione.

Un presidente deve dirigere e costruire, non fare gol per conto di altri

La metafora calcistica utilizzata al presidente del Consiglio, dunque, sembrerebbe poco calzante con il ruolo istituzionale che ricopre. Una sorta di autogol. Giuseppe Conte, infatti, dovrebbe rappresentare colui che – proprio per definizione – allena e plasma il gioco degli altri membri del governo e non un centravanti. Al massimo, se proprio si vuole partecipare alla partita e scendere in campo, la posizione dovrebbe essere quella di centrocampista di costruzione. Attraverso i suoi piedi dovrebbero passare tutti i palloni giocati dalla squadra. Da bomber, invece, si resta in attacco in attesa che altri costruiscano azioni da tramutare in gol. Una bella differenza tecnica a tattica.

(foto di copertina: ANSA/CHIGI PALACE PRESS OFFICE/FILIPPO ATTILI)

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