E se fosse Giulio Tremonti il «nome terzo» per un governo M5S-Lega?

Siamo sempre nella sfera delle possibilità. Una delle ipotesi che stanno circolando in queste ore è quella di Giulio Tremonti premier. Già, proprio l’ex ministro dell’Economia del governo di Silvio Berlusconi. Una figura di riferimento per il mondo del centro-destra, ma che da qualche tempo a questa parte è stata rivalutata anche dal Movimento 5 Stelle. In attesa del calendario del nuovo giro di consultazioni al Quirinale (alle ore 16.30 Danilo Toninelli e Giulia Grillo, accompagnati da Luigi Di Maio; alle 18.00 Gian Marco Centinaio e Giancarlo Giorgetti, accompagnati da Matteo Salvini), è possibile studiare il percorso che porterebbe Tremonti a diventare premier.

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Giulio Tremonti premier, il percorso verso questa ‘suggestione’

Innanzitutto, Giulio Tremonti ha un passato come candidato della Lega al Senato, nel 2013. Non è un mistero che il ministro dell’Economia che ha caratterizzato l’era di Silvio Berlusconi sia stato da sempre un nome gradito al Carroccio, sin dai tempi di Umberto Bossi. Matteo Salvini lo ha corteggiato a lungo, anche prima della campagna elettorale che ha portato alle elezioni del 4 marzo 2018.

L’ostacolo principale, a questo punto, sarebbe quello di farlo digerire a Di Maio e al mondo del Movimento 5 Stelle: Tremonti è sempre stato visto come un simbolo del berlusconismo e dell’austerità. Concetti, ovviamente, contro cui è partita l’avventura del Movimento 5 Stelle della militanza iniziale. Ma le cose, anche qui, sono cambiate.

Giulio Tremonti premier, l’avvicinamento alle posizioni grilline

Lo scorso anno Giulio Tremonti inviò una lettera al blog di Beppe Grillo, per smarcarsi dall’etichetta di promotore dell’austerità che gli era stata attribuita dai vertici dello stesso Movimento. Il guru pentastellato accettò di buon grado di lasciare uno spazio allo stesso Tremonti sul proprio blog, ospitando l’intervento dell’ex ministro.

«Per quanto mi riguarda – aveva scritto Tremonti – credo di avere sempre espresso idee e tenuto posizioni non condivise in Europa, ma comunque non omologabili in termini di dogmatica e fanatica ortodossia finanziaria “europea”». Per queste sue parole, Grillo ringraziò lo stesso Tremonti. Quel precedente potrebbe essere ricordato da Luigi Di Maio che, accettando qualche altro compromesso, potrebbe alzare il pollice sul nome dell’ex ministro dell’Economia.

Tremonti sarebbe anche quella «figura terza» a metà tra un tecnico e un politico (con forte propensione vero quest’ultimo aspetto) che Lega e Movimento 5 Stelle stanno cercando per far partire l’esecutivo.

L’unico problema resta il simbolo che Giulio Tremonti ha rappresentato. La sua carriera è stata da molti associata alla crisi economica del 2011, quella che determinò la caduta del governo Berlusconi e la contemporanea esplosione del Movimento 5 Stelle in termini di consensi. Ma su molte cose i pentastellati hanno dimostrato di far valere il colpo di spugna. Inoltre, il tessuto elettorale del Movimento è molto cambiato rispetto a quello di un tempo. Si tratta soltanto di una suggestione (il leghista Nicola Molteni sembra aver chiuso a questa ipotesi, sostenendo che Tremonti «abbia già dato»), ma ci sono diversi indizi che portano verso questo identikit.

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