Le responsabilità degli influencer: il caso di Giulia De Lellis in Israele

Il viaggio in compagnia del suo compagno, Carlo Beretta, ha provocato moltissime polemiche

30/07/2023 di Redazione Giornalettismo

Immagini dalla spiaggia del Mar Morto, festa esclusiva all’interno della Grotta di Salomone, giornata di addestramento insieme alla IDF e foto ricordo con Herzog. Il tutto mentre in strada – in quella terra che da sempre è al centro di contese e violenze – scorreva il sangue della repressione dei manifestanti. La ricetta perfetta per provocare il polverone e indurre alla più classica delle riflessioni: la responsabilità che gli influencer (o creator digitali) hanno su ciò che condividono sui social. Per questo motivo la vacanza di Giulia De Lellis in Israele, in compagnia del suo compagno CarloBeretta (vicepresidente dell’azienda che produce armi), ha sollevato moltissime critiche.

Giulia De Lellis e il viaggio in Israele raccontato sui social

Il primo a parlarne, fornendo molti dettagli con un video pubblicato su Instagram, è stato l’attivista Karem Rohana che a Giornalettismo ha raccontato di come il comportamento dell’influencer sia stato del tutto (per usare un eufemismo) inappropriato. La stessa Giulia De Lellis si è difesa respingendo le accuse, ma ormai la frittata era fatta. In molti hanno invitato i follower a non seguirla più sui social, ma dall’alto dei suoi 5,3 milioni di seguaci, il calo (in poco più di 24 ore) è stato dello 0,25%. Numeri che, dunque, sono marginali. Ma c’è anche un altro problema in questa vicenda: i giornali hanno saputo raccontare questa vicenda? No, la maggior parte si è limitato a citare “polemiche social”.

Ed è qui che si inserisce un tema cardine: chi si assurge al ruolo di “influencer” con un seguito notevole, deve essere molto attento a cosa pubblica, dove pubblica e come narra eventi a cui partecipa. Il caso De Lellis è solo l’ultimo di una lunga serie che comprende personalità social ingaggiate per fare campagne di brand washing o, come nel caso di due grandi aziende del settore dei combustibili fossili (Shell e BP), di greenwashing: far credere – utilizzando influencer – di star investendo in fonti alternative senza, però, farlo realmente. E chi ci mette la faccia, deve essere a conoscenza di ciò che si sta pubblicizzando.

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