«Giulia De Lellis mi ha fatto un favore», l’intervista a Karem Rohana (@karem_from_haifa)

Abbiamo intervistato @karem_from_haifa, autore del video che ha messo al centro della polemica Giulia De Lellis per i contenuti che pubblica da Israele senza tenere conto dell'attualità del Paese

28/07/2023 di Ilaria Roncone

Nella giornata di ieri è diventato virale il video di Karem Rohana, @karem_from_haifa su Instagram, che ha fornito un contesto nell’ambito dell’attualità israeliana al viaggio e soprattutto alle foto che Giulia De Lellis e il suo compagno hanno pubblicato sui social (due in particolare, quella con l’Idf, le forze di difesa israeliane, e quella con il Capo dello Stato, Isaac Herzog). Per analizzare la creazione, la diffusione e il contesto di questo video – compreso il modo in cui è stato ripreso (o non ripreso) dai giornali italiani – abbiamo parlato con il creator Rohana, che nella vita fa il logopedista ma da tempo punta – come specificato anche nella bio di Twitter – a portare l’opinione pubblica italiana ad interessarsi maggiormente di quello che accade nel conflitto israelo-palestinese.

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«Giulia De Lellis a me mi ha fatto un bel favore»

Schietto e onesto, Karem Rohana, nel notare che la popolarità dell’influencer gli abbia permesso di ottenere il suo scopo: «Far diventare la causa palestinese main stream». Le reazioni a quel video sono stati quasi totalmente positiva: «Se devo fare una stima, perché poi i messaggi non sono riuscito a leggerli tutti essendo così tanti, in percentuale saranno 98% positivi (gente che ringrazia e manda cuori) e il 2% che critica, magari un po’ sui toni. Hating ne ho ricevuto pochissimo, magari un paio di commenti».

Un punto fondamentale che il creator ribadisce è il seguente: «Non voglio screditare loro, screditare personaggi che per me hanno tutta ragione di esistere: un influencer che fa vedere i bikini, cose. Era per dire che fa vedere il presidente israeliano mentre crolla la democrazia, quella finta democrazia: volevo screditare lui perché non ho nulla contro Giulia De Lellis». «Secondo me – aggiunge parlando delle tematiche di cui si occupa – io sono entrato in un periodo abbastanza facile sulla questione Palestina-Israele. Ci sono nato, quindi ce l’ho sempre avuta nel cuore e ne ho parlato, però cinque anni fa probabilmente fare questi video non sarebbe stato possibile, c’era ancora molta pressione culturale su Israele, se li attaccavi eri antisemita».

Un video che è stato molto apprezzato e che ha portato a un’impennata delle persone che seguono Karem Rohana: dai 6.900 follower che aveva quando ha pubblicato il video, nel momento in cui scriviamo l’articolo (ore 13,30 del 28 luglio 2023) è passato a 24.200 follower.

A cosa si deve la viralità del video di Karem Rohana?

Qual è la causa: il nome di Giulia De Lellis preso dentro o la freschezza che ha dimostrato di avere il creator nel parlare della questione? «Secondo me entrambi – ha affermato l’autore del video -: Giulia De Lellis mi è servita come gancio perché è una cosa che conosciamo tutti, è un personaggio famosissimo. Il video, a quanto pare, è piaciuto perché altrimenti non sarebbe stato ricondiviso. Qualcuno avrà messo like pensando fosse effettivamente un contenuto contro Giulia De Lellis, ma per me non è questo».

Un video pungente e ironico al punto giusto, visto quanto è stato apprezzato (il reel è a quota 1,5 milione di visualizzazioni), che fa luce su una tematica molto spesso tralasciata o raccontata in maniera superficiale o di parte in Italia. E a cui l’autore non ha lavorato più di tanto: «L’ho fatto in un giorno, mentre andavo a lavoro. In parte l’ho registrato andando a lavoro, c’è un pezzo di strada che faccio sempre, l’avevo un po’ studiato il giorno prima – quando sono comparse le storie di De Lellis e fidanzato -. Lui ha taggato l’IDF e l’errore loro e stato quello: se non taggavano l’IDF, se non mettevano la foto col presidente. Io, a quel punto, non avrei potuto dire nulla a Giulia De Lellis».

«Ed è verosimile pensare – ipotizza Karem Rohana – che Giulia De Lellis non abbia visto niente: se sei un turista e hai un minimo di occhio vai lì e te ne accorgi. Però, in realtà, se vai nei percorsi che fanno le persone di rilievo, sanno dove farli andare e possono non accorgersene non vedendo check point e non vedendo la gente. A me lei può piacere che continui a sponsorizzare tutti i bikini che vuole, il mio messaggio era – e non per montarmi la testa -: colpirne uno per educarne cento. Voglio vedere il prossimo influencer che ha il coraggio di taggarsi in Israele esponendosi in questo modo, con l’esercito».

Puntualizzazioni sulla copertura italiana delle vicende israelo-palestinesi

Parlando della questione israelo-palestinese, inevitabilmente, il creator ha fatto una serie di puntualizzazioni e di osservazioni non solo sul modo in cui la questione viene coperta sui social ma anche dai giornali (con particolare attenzione a Repubblica).

«Il video sul mio profilo che ha 1,9 milioni di visualizzazione è diventato virale in Palestina non essendo parlato, ma a me di essere diffuso in Palestina interessa poco perché lì già la sanno la situazione. Qualcuno mi dice fai i sottotitoli in Italiano ma a me non importa, io voglio che se ne parli in Italia. Io nel mio profilo l’ho scritto: voglio far diventare la causa palestinese main stream. Ho discusso con alcuni content creator che parlano della questione usano espressioni come “è morto il martire”. In Italia se dici martire ti immagini uno con una cintura esplosiva che va in mezzo al mercato, in realtà poi vai a vedere e il martire era un ragazzo di 26 anni, medico di Gerusalemme che è stato ucciso mentre soccorreva una ragazza. Così lo devi raccontare: devi raccontare la verità ovviamente, però per quanto per te sia importante scriverlo perché significa che è morto per la sua terra, non passa il messaggio. Visto che è importante che passi il messaggio per fare pressione culturale. Questo è quello che serve, io non posso andare a Jenin a tirare i sassi, a me serve che se ne parli qui»

Su Repubblica: «E aggiungo una cosa: sono sicuro che su Repubblica questa notizia della De Lellis non uscirà perché il direttore di Repubblica è vicino a Likud, al partito di Netanyahu. Tant’è che è l’unico direttore di giornali europei che ha fatto un’intervista a Netanyahu durante i fatti che stanno accadendo. Molte delle mie fonti sono da Haaretz, giornale israeliano per cui pago l’abbonamento… Quando mi attaccano sulle fonti non ha senso, capisco l’attacco sui toni. I giornalisti palestinesi vengono perseguitati ma la libertà di stampa che hanno i giornalisti israeliani in Israele non ha eguali, in Italia non c’è per esempio, sono sicuro di questa cosa».

Sfruttare la popolarità dell’influencer per far parlare di una questione

Un ragionamento sensato che – insieme alla validità del contenuto – ha permesso al creator di aggiungere moltissime persone e, in futuro, gli permetterà di diffondere il suo messaggio parlando a più utenti. Un meccanismo particolare e valido, a quanto pare, che permette di sfruttare la popolarità di un personaggio – che pure, come ha confermato nelle storie, non voleva schierarsi politicamente – per far arrivare il messaggio a quante più persone possibile.

Nota finale: quello di Giulia De Lellis è stato un errore fatto in buona fede, come da lei stessa sottolineato, che denota però un’ingenuità di base e un certo distacco dalla realtà: una persona seguita da 5 milioni di utenti non dovrebbe avere una narrazione così superficiale non tenendo conto dei contesti geopolitici e dell’attualità dei luoghi che visita e condivide.

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