Giulia Bongiorno dà il secondo indizio su Salvini che dirà alla Lega di non votare per il processo sulla Gregoretti

Nella giornata di ieri, il Corriere della Sera aveva riportato un retroscena in base al quale Matteo Salvini, per cui è stata chiesta l’autorizzazione a procedere dal tribunale dei ministri sul caso della nave Gregoretti, avrebbe dato indicazione ai suoi senatori di votare contro questa richiesta di autorizzazione al Senato. Una indicazione che andrebbe in direzione opposta rispetto a quanto fatto dalla Lega in Giunta per le immunità: proprio grazie ai voti del Carroccio, infatti, in quella sede la richiesta è stata inoltrata al Senato con il parere positivo della Giunta. Oggi Giulia Bongiorno dà un altro indizio. O meglio un consiglio a Matteo Salvini.

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Giulia Bongiorno spiega perché Salvini non deve andare a processo

Secondo l’ex ministro della Pubblica amministrazione, infatti, il leader della Lega non dovrebbe dare il via libera ai suoi senatori per chiedere un processo sulla nave Gregoretti. Il consiglio a Salvini arriva a mezzo stampa, grazie a un’intervista al Corriere della Sera. Insomma, se fosse stata semplicemente una strategia (consigliata da una avvocato di fama), Giulia Bongiorno avrebbe potuto tranquillamente riferirla al solo Salvini, magari in una riunione con gli altri senatori della Lega. Invece, l’ex ministro esponente della Lega sente l’esigenza di rendere pubblica la propria posizione.

Giulia Bongiorno e la strategia su cui batterà Salvini nei prossimi giorni

«Se Salvini dovesse andare a processo – ha detto Giulia Bongiorno – si creerà il precedente per il quale sarà la magistratura a decidere su una questione di interesse pubblico, come la difesa dei confini di uno Stato. Invece, questo compito dovrebbe spettare esclusivamente al Parlamento». La seconda ragione di Giulia Bongiorno non riguarda l’esito del processo di Salvini, ma la sua durata: «Posso capire che Salvini abbia intenzione di difendersi e di dimostrare davanti ai giudici la sua innocenza, ma questo rischia di non accadere in tempi brevi. Potrebbe restare per anni prigioniero della lunghezza dei processi».

Insomma, Giulia Bongiorno sembra trovare due strade mediatiche per uscire dall’impasse provocata dallo stesso Salvini con la richiesta di farsi processare e con l’eventuale marci indietro dei senatori della Lega in aula: il processo non sarebbe più una cosa buona, non per la presunta colpevolezza o per l’innocenza in sé, ma semplicemente perché depotenzierebbe il Parlamento di una sua prerogativa e perché, sviluppandosi per troppo tempo, non garantirebbe giustizia nell’immediato. Se la Lega non dovesse davvero votare per il processo, attendiamoci un bombardamento mediatico su questi due temi.

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