I giornalisti di Repubblica contro De Benedetti che in tv ha definito Scalfari «ingrato» | VIDEO
18/01/2018 di Redazione
I giornalisti di Repubblica contro Carlo De Benedetti, che in tv ha utilizzato parole forti per attaccare Eugenio Scalfari. Ieri sera a Otto e Mezzo, parlando del fondatore di Repubblica, l’imprenditore ha affermato: «Non voglio commentare un signore molto anziano che non è più in condizione di sostenere domande e risposte. Lasciamo perdere. Ha detto che se ne fotte delle mie critiche? Con me deve stare zitto, gli ho dato un pacco di miliardi, è un ingrato».
De Benedetti contro Scalfari a Otto e Mezzo: «Gli ho dato un pacco di miliardi, ingrato»
Lilli Gruber aveva chiesto a De Benedetti un parere sulle forze politiche e sui leader in campo alle Politiche e poi sulla possibilità di Luigi Di Maio di diventare premier. L’Ingegnere aveva risposto: «Sarebbe un disastro per questo Paese, sarebbe l’incompetenza al potere». «Allora lei è d’accordo con Scalfari: meglio Berlusconi che Di Maio?», la domanda della conduttrice. «Assolutamente no: tra Berlusconi e Di Maio né l’uno né l’altro, la risposta è ovvia, se uno non ha problemi di vanità risponde così», la risposta di De Benedetti. Altra domanda della Gruber «sull’intervista a DiMartedì in cui Scalfari ha detto che dei rimproveri di De Benedetti se ne fotte».
A quel punto l’affondo dell’imprenditore: «Io sono stato fondatore. Nel 1975 Scalfari cercava soldi per fare Repubblica. Venne nel Nord a cercare soldi. Io allora facevo il presidente degli industriali in Piemonte. I suoi vari interlocutori non glieli diedero. Io glieli diedi, ma con sfiducia sul progetto. Mi piaceva intellettualmente ma pensavo che sarebbe stato un flop editorialmente. Gli diedi 50 milioni dicendo: le do 50 milioni ma non voglio delle azioni, altrimenti lei ritorna a chiedermeli quando li ha finiti. Poi Scalfari si dovrebbe ricordare quando a metà degli anni ’80 lui e Caracciolo erano falliti, tecnicamente falliti. Io salvai il gruppo Espresso mettendo 5 miliardi di lire e diventando azionista al 15% della società. Io siedo nel consiglio dell’Espresso da 35 anni. Ho contribuito a fondarla, li ho salvati dal fallimento e ho dato un pacco di miliardi pazzesco a Eugenio quando ha voluto essere liquidato. Deve solo stare zitto tutta la vita con me, è un ingrato». Nell’intervista De Benedetti ha chiarito che i suoi rapporti con Repubblica sono «assenti», e ha smentito di voler fondare un altro quotidiano: «Mai nella vita, io sono monogamo in questo senso». La replica dei giornalisti di Repubblica è stata dura.
Il comunicato dei giornalisti di Repubblica contro De Benedetti
In un comunicato il comitato di redazione del quotidiano ha affermato: «Non è la prima volta che Carlo De Benedetti, da quando ha lasciato gli incarichi operativi all’interno del Gruppo Espresso, si unisce al coro di chi con cadenza quasi quotidiana attacca questo giornale e ciò che rappresenta. Ma vogliamo tranquillizzare Carlo De Benedetti: l’identità e il coraggio che Repubblica dimostra nell’informare i propri lettori e nel portare avanti le proprie battaglie sono vivi e sono testimoniati innanzitutto dal lavoro dei giornalisti che ogni giorno difendono e dimostrano la propria indipendenza senza bisogno che qualcuno gliela conceda. L’assemblea dei redattori di Repubblica si riunirà oggi per ribadire la propria determinazione a rispondere a ogni attacco che voglia mettere in dubbio la loro professionalità e il patrimonio di valori che il giornale in quarant’anni si è costruito».
A Otto e Mezzo De Bendetti ha anche risposto alle polemiche per la telefonata con il suo broker in cui rivelava di aver avuto informazioni dall’allora premier Matteo Renzi sul decreto relativo alle banche popolari. «Era un segreto di Pulcinella la riforma. Era nel programma di Renzi che tra ‘’altro non mi ha detto niente di particolare e se lo avesse voluto fare non lo avrebbe fatto davanti ad un usciere. Mi ha solo detto che la riforma sarebbe stata data. Nessuna parola su un decreto o su una data». E sulla telefonata: «Al mio broker parlo tutte le mattine è una mia abitudine. Perché gli ho detto delle Popolari? Perché ho pensato che questo affare sarebbe maturato un giorno o l’altro». L’imprenditore ha detto che non sapeva che il suo broker venisse intercettato. «No, non lo sapevo. Forse non avrei detto ‘me lo ha detto Renzi’ ma solo perché non aggiungeva nulla. Era pleonastico».
(Immagine: frame da video di La7 / Otto e Mezzo)