Giornalisti de La Stampa, FQ e Repubblica trattenuti in caserma: indagavano sui flussi finanziari della Lega

13/06/2018 di Redazione

Tre, lunghissime ore. Tanto è il tempo che tre giornalisti de La Stampa, Il Fatto Quotidiano e Repubblica hanno trascorso in una caserma della Guardia di Finanza di Bolzano, interrogati dalle forze dell’ordine perché stavano indagando sui presunti flussi finanziari della Lega. La richiesta di trattenere e interrogare i cronisti è stata fatta dalla Procura di Genova.

IL COMUNICATO DEL CDR LA STAMPA

IL COMUNICATO DEL CDR IL FATTO QUOTIDIANO

Giornalisti interrogati a Bolzano, cosa è successo

I tre giornalisti sono stati identificati, poi sono state rivolte loro delle domande sull’argomento che era oggetto della loro inchiesta. I colleghi di tre delle più importanti testate nazionali stavano cercando di reperire informazioni su una presunta vicenda di riciclaggio, con una potenziale truffa ai danni dello Stato, per ben 48 milioni di euro.

Federazione nazionale della Stampa italiana, Associazione Ligure Giornalisti, Ordine Giornalisti della Liguria e Gruppo Cronisti Liguri condannano quello che non hanno esitato a definire un atteggiamento «intimidatorio» delle forze dell’ordine e della magistratura. Secondo le associazioni e gli ordini di categoria, quello della Procura di Genova – con il supporto della Guardia di Finanza di Bolzano – è stato un tentativo muscolare di insabbiare le ricerche fatte dai giornalisti delle tre testate, che hanno anche ricevuto la solidarietà dai rispettivi comitati di redazione.

Giornalisti interrogati a Bolzano, cosa cercavano e cosa c’entra la Lega

I giornalisti coinvolti sono Ferruccio Sansa de Il Fatto QuotidianoMarco Preve de La Repubblica e Matteo Indice de La Stampa. Stavano cercando di capire, nella fattispecie, la congruenza di un report di una fiduciaria del Lussemburgo che segnalava alla Banca d’Italia un movimento sospetto, da 3 milioni di euro, che coinvolgeva in qualche modo la Sparkasse di Bolzano. I giornalisti stavano cercando di capire se quella cifra potesse essere considerata una parte di quei 48 milioni di rimborsi elettorali della Lega di cui nessuno sa più nulla.

In giornata è stato anche diffuso un comunicato dell’istituto di credito di Bolzano: «La banca – si legge – è stata chiamata a fornire i chiarimenti necessari per identificare i titolari di due operazioni che si presumeva potessero essere riconducibili alla Lega. La Lega ha avuto un rapporto di conto corrente e deposito con la banca tra il 2013 ed il 2014 data a partire dalla quale i rapporti sono stati estinti. La banca ha potuto dimostrare che tale operazione riguarda la normale operatività del portafoglio di tesoreria di proprietà della banca stessa e che quindi le transazioni non sono assolutamente riconducibili alla clientela e tanto meno alla Lega con la quale la banca non intrattiene più rapporti dal 2014. La banca non è oggetto di alcuna indagine».

 

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