Gioco d’azzardo illegale cresciuto del 50% con la pandemia, nativi digitali sempre più a rischio

I nativi digitali dopo la pandemia sono più a rischio per quanto riguarda il gioco d'azzardo illegale online per una serie di fattori

17/10/2023 di Ilaria Roncone

Il primo anno della pandemia – quello che ci ha visto subire i lockdown più duri – ha avuto una conseguenza evidente sulle dinamiche e sui numeri del gioco d’azzardo legale e illegale. Mentre 1600 sale erano chiuse, i guadagni della criminalità in questo ambito sono aumentati da 12 a 18 miliardi: questo è quanto stabilito nel rapporto Lottomatica Censis che, a ridosso di quel periodo, ha provato a tratteggiare cosa è successo. In quello stesso anno i dati restituiscono come il gioco illegale sia aumentato di ben il 50%.

Da quello stesso rapporto emerse come, secondo il 60% degli italiani (di questi, 63,4% laureati e 63,8% giovani) limitare il gioco d’azzardo regolamentato e legale in Italia, attuando una sorta di proibizionismo, porterebbe a un aumento della pratica fatta in modo illegale. Allo Stato, per l’81,7% degli italiani, spettava il compito di informare e sensibilizzare le platee sui rischi che si corrono entrando nel circolo vizioso della ludopatia. L’83,6%, all’epoca, si è detto d’accordo con il fatto che lo Stato debba non solo regolamentare ma anche gestire il gioco legale ponendosi a tutela della collettività.

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Il boom del gioco online illegale nel 2020

Complice una situazione in cui le attività comunemente svolte fuori casa dovevano essere compiute tra le mura domestiche, nel 2020 si è assistito al boom del gioco online con 42,2 miliardi di euro spesi (+12,8 miliardi di euro rispetto al 2019) mentre quella fisica si è fermata a 39,1 miliardi di euro (segnando -35 miliardi di euro rispetto al 2019, pari a un -47,2%). Per capire la portata del fenomeno, basti pensare che l’incidenza della raccolta a distanza sul totale è aumentata dal 7,2% del 2010 al 55,7% del 2020.

I dati confermano che giocare meno su canali legali corrisponde a sfruttare maggiormente quelli non regolamentati: se nel 2019 il valore del gioco illegale si è fermato a 12 miliardi di euro – come abbiamo già accennato – nel 2020 è salito a 18 miliardi di euro, segnando ben il 50% in più. Un trend in crescita, considerato che solo il gioco d’azzardo illegale online è arrivato a valere – secondo i dati più recenti – 18,5 miliardi di euro nel 2023, con i Monopoli che hanno chiuso quasi 300 siti illegali offshore nei primi nove mesi di quest’anno.

Il rischio concreto per i nativi digitali in pandemia

Dalla ricerca congiunta è emerso anche come i giovani siano ampiamente coinvolti nel gioco e facilitati nelle modalità online di fruizione. Il 19,7% di chi giocava ha aumentato l’attività online (tra questi c’erano soprattutto giovani, fumatori, consumatori di cannabis e consumatori di alcolici). Tonino Cantelemi, psichiatra, psicoterapeuta, direttore dell’Istituto di terapia cognitivo interpersonale, commentando questi dati ha affermato che «la dipendenza del gioco è legata all’incapacità di provare piacere e quindi alla sua ricerca compulsiva e sempre più aggressiva. Questa incapacità, di cui sono vittime i giocatori, detta ‘anedonia’, è legata ad uno sviluppo adolescenziale compromesso dalla precocità di stimoli e anche da esperienze anaffettive durante l’infanzia».

Il periodo del lockdown e la minaccia pandemica hanno «sicuramente incrementato il rischio di compromissione della salute mentale nella popolazione generale e in alcuni gruppi in particolare ma in realtà i fattori che spingono a cercare il piacere fino a restarne schiavi attraverso il gioco d’azzardo sono molteplici e come sempre molto legati alla storia individuale». In un contesto del genere, i rischi sono stati maggiormente dei più giovani, chiusi in casa e spesso impegnati a diversificare i modi in cui passare il tempo negli anni che ci hanno visti tutti costretti a trovare modi per passare il tempo.

Il rischio per i più giovani (anche minori) di iniziare a giocare online è concreto ed è aumentato di anno in anno con lo svilupparsi – come stiamo vedendo oggi – di un complesso ecosistema di piattaforme legali e illegali, di gruppi Telegram, di realtà facilmente accessibili. Tra i 14 e i 17 anni emerge che circa il 30% dei giovanissimi italiani si è avvicinato almeno una volta al gioco d’azzardo – un dato emerso nel corso del convegno “Quando il gioco diventa malattia” organizzato da Assoutenti e svoltosi on line con la partecipazione del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Iss e dell’Associazione ALEA -.

Da questi dati – che risalgono al 2021 – emerge come, tra questi giovani, il 50% giochi d’azzardo con le scommesse sportive, il 21,9% con giochi a base sportiva e il 21,6% con Lotto e Lotterie ad esito differito. Le scommesse virtuali vanno per la maggiore nel 16,4% dei casi e le slot machine nel 15,4%. Le motivazioni che li spingono? Nel 45,7% dei casi si inizia per curiosità, nel 38,6% per divertimento e nel 5,4% per noia.

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