«La tutela dei minori in rete non sia terreno di scontri di partito»

La nostra intervista a Gilda Sportiello, deputata del MoVimento 5 Stelle che ha presentato giovedì alla stampa la sua proposta di legge

12/04/2024 di Enzo Boldi

Come abbiamo raccontato nella giornata di oggi, finalmente anche il Parlamento italiano ha iniziato a smuovere le acque per affrontare due temi molto importanti e che hanno come punto in comune la tutela dei minori dall’esposizione mediatica sui social. La proposta di legge firmata dalla deputata del MoVimento 5 Stelle Gilda Sportiello è quella che va a racchiudere due fenomeni che da anni dilagano sulle principali piattaforma: i “baby influencer” e lo “sharenting“. Giornalettismo ha intervistato la parlamentare pentastellata per conoscere più a fondo gli obiettivi di quelle che – a breve – potrebbero diventare delle norme vigenti in Italia.

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All’interno del testo della pdl, si fa riferimento a una legge che sembra lontanissima nel tempo: parliamo della numero 977 del 17 ottobre del 1967. Una norma che va a regolamentare la il lavoro minorile (quello dei fanciulli e degli adolescenti). «Noi prevediamo, incidendo su quella proposta di legge su un articolo già esistente, che l’autorizzazione a cui già si fa menzione e che viene emanata dalla direzione provinciale del lavoro territorialmente competente abbia un tempo, non sia indeterminata. Deve avere una durata di sei mesi, oltre i quali è possibile revocare o rinnovare questa autorizzazione – ha spiegato Gilda Sportiello ai microfoni di Giornalettismo -. L’elemento distintivo di questa proposta e quello del monitoraggio continuo delle condizioni a cui i bambini vengono esposti, sulla frequenza scolastica, in termini di qualità dell’ambiente in cui vivono. C’è questa autorizzazione che ha durata di sei mesi e che quindi garantisce un controllo continuo a tutela del minore coinvolto».

Gilda Sportiello e la sua pdl su baby influencer e sharenting

Ma non c’è solamente il fenomeno dei baby influencer. È inevitabile, infatti, sottolineare come una mancata regolamentazione dello “sharenting” rischi di provocare e arrecare gravi danni a un minore. E per colpa di genitori che non capiscono – o sacrificano all’altare dei profitti – come l’identità e la reputazione digitale dei più piccoli siano elementi da proteggere: «Resto stupita di fronte ad alcuni casi davvero eccessivi in cui, tra l’altro, si palesano dei comportamenti emerge una responsabilità genitoriale davvero carente. Oggi, dalle ecografie in poi sappiamo vita, morte o miracoli di questi bambini che, a volte, vivono nella costante proiezione anche dei sentimenti tipici degli adulti».

E ci sono dei casi in cui tutto ciò diventa talmente lapalissiano da dover richiedere, forzatamente, una riflessione: «Ricordo il caso di due bambini molto piccoli su cui si era costruita una storia d’amore proiettando, evidentemente, dei sentimenti da adulti – ha spiegato Gilda Sportiello -. Su bambini che hanno una personalità in costruzione, quindi esponendoli a moltissimi rischi. E parliamo, per esempio, anche di quelli correlati alla geolocalizzazione che possono portare anche a tentativi di approccio per adescamenti fisici». Inevitabile, purtroppo, non pensare a quel substrato della rete. Quello fatto da veri e propri canali, gruppi e circoli di scambio di fotografie e video che immortalano minori. Contenuti che finiscono e vengono utilizzati da reti di pedofili. Dunque, non si parla di una legge che si occupa solamente del lato “economico”, ma anche della salvaguardia stessa dei più piccoli – più indifesi, per definizione – dai pericoli di Internet.

Il diritto all’oblio e il futuro della pdl

Nella proposta di legge presentata dalla deputata del MoVimento 5 Stelle c’è anche il riferimento al diritto all’oblio che gli adolescenti possono richiedere se lo ritengono necessario: «Noi abbiamo abbassato l’età prevista, attualmente è di 16 anni, a 14 anni. Questo perché riteniamo che i ragazzi che già si rendono conto che la loro identità digitale è, in qualche modo, distante o stia danneggiando quel che è la sua identità reale, possano richiedere il diritto all’oblio – ha proseguito Sportiello a GTT -. Ma con questa proposta di legge, introduce anche il fatto che la rivendicazione di questo diritto (o la richiesta di questa istanza) possa essere richiesta anche dai servizi sociali o dalle istituzioni scolastiche. Quindi, un coinvolgimento generale a tutela del minore per fare in modo che questo diritto – che sappiamo essere di difficile applicazione a causa di queste grandi piattaforme che sembrano non rispondere a nessuno, ma che in realtà devono rispondere agli Stati e a una legislazione europea più ampia – sia esercitabile».

Paesi che devono muoversi, nella speranza che non ci siano schermaglie e scaramucce politiche anche su un tema così delicato come la tutela dei minori dai pericoli (anche riflessi) della rete: «Siamo già in ritardo, ma non solo come Paese, perché non sono molti quelli che hanno introdotto interventi in questa direzione. Il fatto che ci sia un’altra proposta di legge fa capire che, oggi, c’è una sensibilità diffusa sul tema. La speranza è che l’interesse sia trasversale e mi auguro che sia così. Perché la tutela dei minori non può essere oggetto di opposizioni di partito. Spero ci sia ampia convergenza».

Muoversi da soli, però, è solo un primo passo. Occorre che ci sia anche un’azione collettiva, a livello comunitario, per consentire ai più piccoli di non vedere la propria immagine utilizzata dai più grandi a mo’ di profitto. O, almeno, per tutelare il loro presente e il loro futuro. Anche dal punto di vista economico: «Spero sia visto come uno sprone di fronte a quello che è un problema che l’Unione Europea si sta già ponendo. Al di là della presa di posizione comunitaria, ci sono vari interventi che vanno fatti all’interno degli Stati. Penso alla modifica di legge che introduciamo sui “baby influencer” oppure, per esempio, al fatto che i profitti generati dall’esposizione dei minori – ed esistono casi in cui questi profitti sono molto importanti -, vengano convogliati su un conto corrente intestato a un curatore nominato dal Tribunale e che vengano messi a disposizione del minore al compimento dei 18 anni o al compimento dei 16 anni nel caso in cui il Tribunale ritenga che una quota di questi profitti serva a un minore nel suo interesse e per quelli che sono i suoi progetti».

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