Se il CEO di Ciaopeople condivide i dati di Fanpage dopo la morte di Maradona

Il posto Facebook di Gianluca Cozzolino e la valanga di critiche

26/11/2020 di Redazione

Il giornalismo si è trasformato in una corsa ai numeri. Lo sanno e lo sappiamo tutti, anche noi attori del mondo dell’informazione. Ma questa lunga maratona per la sopravvivenza – perché di questo si tratta – dovrebbe essere un argomento da tenere chiuso in un cassetto della redazione e da fissare come obiettivo per migliorare il proprio modo di lavorare. Per questo motivo quanto pubblicato mercoledì sera da Gianluca Cozzolino ha attirato tantissime critiche. Non si tratta di un giornalista, ma del CEO e Founder di Ciaopeople che, tra le tante attività, gestisce anche il noto portale di informazione Fanpage.

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In questo caso, occorre sottolinearlo, i giornalisti e redattori della testata non hanno alcuna responsabilità: ieri sera, infatti, molti di loro si sono limitati a lavorare come sempre, raccontando la morte di Maradona. Insomma, come fatto da tutti, nessuno escluso. Ma Gianluca Cozzolino ha deciso di pubblicare questo sulla sua pagina Facebook.

Il post, poco dopo le prime critiche, è stato prontamente cancellato. Ma le dinamiche della rete sono arcinote e gli screenshoot hanno iniziato a circolare. Quelli sono i numeri, i freddi numeri dei dati analytics di Fanpage che raccontano il grande afflusso di lettori sul sito per leggere le notizie e gli approfondimenti sulla morte di Diego Armando Maradona.

Gianluca Cozzolino e i dati di Fanpage dopo la morte di Maradona

Lo screenshoot mostra il post nella sua interezza, con tanto del commento di Gianluca Cozzolino che accompagna l’immagine dei dati analytics di Fanpage, con oltre 300mila utenti che stavano leggendo le notizie sul portale in concomitanza (e poco dopo) l’annuncio arrivato dall’Argentina della morte del numero 10 più amato, anche (e soprattutto) a Napoli.

Il giornalismo ridotto all’onanismo sui numeri

Ed è proprio quel commento che, unito alla pubblicazione di quei dati in tempo reale, che dà un’altra spallata al già malconcio mondo del giornalismo italiano. Esporre i numeri, soprattutto se si parla della morte di un uomo, delle visualizzazioni di un portale è degradante per tutto il sistema informativo italiano. Questa volta non è colpa dei giornalisti che, in quel momento, stavano solo lavorando. Ma di chi ha deciso di darsi una pacca sulla spalla in pubblico (per usare un eufemismo) e vantarsi dei propri numeri.

(foto di copertina: da Io, professione mitomane)

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