La Gazzetta del Mezzogiorno definisce Gianna “il travestito conosciuto in citta”

Ancora una volta un giornale sbaglia a parlare di una persona trangender, Gianna, per la quale Taffo ha creato un manifesto funebre rispettoso

21/01/2021 di Ilaria Roncone

Ecco un’altra occasione persa per fare del buon giornalismo a partire da titolo e sottotitolo. Dopo la segnalazione di Vladimir Luxuria Taffo ha deciso di raccontare la storia di Gianna, persona transgender di Andria – Puglia – morta esclusa dalla sua società e non rispettata nel suo essere nemmeno una volta deceduta. I suoi familiari, infatti, hanno deciso di appendere i manifesti funebri con il suo nome al maschile. «Un’offesa al nome e all’identità con cui la conoscevano tutti», ha sottolineato Taffo. La celebre agenzia funebre ha scelto così di «rifare la locandina funebre per darle un rispettoso ultimo saluto» con il plauso di moltissime persone.

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Gazzetta del Mezzogiorno Gianna: “Il travestito conosciuto in città”

Lo fa notare nella tarda serata di ieri sui sui social, ancora una volta, Vladimir Luxuria. La donna, che ha sempre avuto a cuore le questione della comunità LGBTQ, non ha lasciato passare quel sottotitolo che – ancora una volta – leva dignità a una persona per il linguaggio sbagliato utilizzato. Luxuria evidenzia la pagina dell’edizione cartacea del giornale uscita martedì 19 gennaio che parla della vicenda e definisce Gianna “il travestito conosciuto in città” nel sottotitolo. «Ecco come la stampa locale in un articolo della @LaGazzettaWeb sulla morte di Gianna riesce a mortificare una persona transgender già punita dalla vita».

La versione online non fa meglio

Sotto il tweet di Vladimir Luxuria c’è chi fa notare che nella versione online il titolo sia più rispettoso – “Andria, addio a Gianna: muore sola in casa a 49 anni una transessuale vittima di insulti” – ma basta andare a leggere dentro il pezzo per rendersi conto che ci provano ma non ci riescono. Nel primo paragrafo si legge: “Giovanni all’anagrafe, era per tutti Gianna per via della sua indole di donna“. Vediamo il deadnaming (chiamare una persona transgender con il nome alla nascita o qualsiasi altro nome precedente senza il suo consenso) che la stampa italiana – in particolare quella di un certo orientamento politico – non riesce proprio a smettere di praticare. Vediamo quel “era per tutti Gianna per via della sua indole di donna”, una frase che non ha ragione di esistere dato che Gianna era Gianna perché era una donna. Punto.

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