Fido bancario, tutto quello che c’è da sapere

UNICREDIT SENZA PENSIERI – A livello di trasparenza sicuramente Unicredit batte il prodotto di Intesa San Paolo:

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Il prodotto “senzapensieri” può essere suddiviso in tre scaglioni, a seconda delle necessità del richiedente, possa essere questo un privato o un’azienda. Se la cifra richiesta è di 1200 euro, si pagherà sulla stessa un tasso nominale annuo del 9,9 per cento mentre la Cdf resta a zero mentre le spese di canone variano a seconda della durata dell’apertura di credito. Poi ci sono gli interessi, pari a 29,75 euro in caso di fido a 1200 euro, 59,4 euro per fido a 2400 euro e 123,75 euro per fido a 5000. Per quanto riguarda invece le spese comuni, il richiedente paga 40 euro l’istruttoria mentre il documento di sintesi costa 0,82 euro a pagina.

GLI AVVERTIMENTI DI CARIPARMA – Cariparma invece mette in guardia da quelli che possono essere i pericoli legati ad un abuso di questo prodotto:

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Ogni sconfinamento costa 35 euro, ed a seconda del valore dello stesso (visto e considerato che Cariparma fornisce un fido di massimo 10 mila euro) aumenta la cifra della Civ, la quale però non viene usata qualora lo sconfinamento dovesse essere minore di 100 euro. Gli interessi debitori, come detto, vengono usati in base ai giorni di utilizzo del fido, quindi vengono divisi per un massimo di 365 giorni. Resta però il mistero delle cifre. Le banche studiano caso per caso quali devono essere le condizioni e di conseguenza propongono prodotti differenziati, con il risultato che non esistono cifre standard.

I DATI REALI – Economy online viene però in nostro soccorso attraverso un’indagine che ha dimostrato che il tasso d’interesse applicato dalle banche tradizionali sulla gestione del fido va da un minimo del 12,01 per cento fino al 19,25 per cento mentre per gli istituti di credito on-line difficilmente si supera il 7 per cento. L’interesse applicato da Unicredit nel conto Genius One è del 17.662 per cento se ci si trattiene sotto i 5 mila euro mentre si “scende” al 15,530 in caso d’importi superiori. Per quanto riguarda lo sconfinamento, invece, Unicredit applica lo stesso tasso di interesse ma con in più il pagamento di una commissione extra per ogni 1000 euro che eccedono il fido concesso con un minimo di 2,25 euro al giorno (per un massimo di 150 euro trimestrali). Intesa San paolo, invece, applica un tasso debitore effettivo annuo pari al 18,1147%.

I CONSIGLI DI BNL – Tali numeri ci fanno capire che questo prodotto dev’essere usato con parsimonia, specialmente dalle imprese le quali spesso usano il fido bancario per anticipare le tasse e mettersi al riparo da eventuali problemi. Bnl ha dedicato sul suo sito un prospetto riservato alle imprese desiderose di aprire un affidamento cercando di convincerle che forse non si tratta della mossa giusta:

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Per la Bnl In circostanze normali può essere un utile espediente per coprire eventuali insoluti, risolvere momentanei problemi di liquidità, far fronte ad una spesa imprevista con la banca che concede una cifra con la quale si può andare in rosso senza superare il plafond. Le piccole imprese usano il fido di cassa per anticipare l’IVA, l’IRAP o L’IRES , ma anche fare investimenti, finanziare il magazzino , pagare gli stipendi. Tutto questo mentre la finalità originaria è quella di garantire maggiore elasticità ad un mondo, quello delle pmi, caratterizzato da bassa capitalizzazione e flussi di cassa incostanti, spesso messo ulteriormente in difficoltà dallo sfasamento temporale tra il pagamento dei debiti e l’incasso dei crediti.

L’ERRORE DEGLI IMPRENDITORI – S’impone quindi la massima cautela nell’uso di questo prodotto, anche se l’abuso è ormai un fatto conclamato. Come tutti i prestiti -continua la Bnl- il fido ha un costo, rappresentato dal tasso di interesse: generalmente il tasso applicato è sensibilmente più alto rispetto ad altre forme di finanziamento, anche perché la banca ritiene il fido una tipologia di prestito abbastanza rischioso. Ne discende che utilizzare il fido per finanziare attività a beneficio pluriennale è concettualmente sbagliato. In particolare, è preferibile tenere sempre sotto controllo l’esposizione verso la banca, in modo da calibrarla ad un livello accettabile.

Foto Stock - Banche

RISCHIO INSOLVENZA – Una situazione che vede un’impresa costantemente esposta al massimo livello è molto onerosa, perché si arrivano a pagare gli interessi sugli interessi, e perché l’impresa corre il rischio di non riuscire a ripagare il debito. (E qui torniamo al fenomeno dell’anatocismo) Inoltre una situazione come quella descritta può anche essere motivo di revoca da parte dell’istituto concedente. Generalmente infatti i fidi di cassa non prevedono una scadenza predefinita, quindi può accadere che, in caso di problemi, la linea di credito venga revocata. In questi casi l’impresa ha qualche giorno di tempo per rientrare dal debito, prima che vengano attivate le azioni ritenute opportune, come ad esempio le vie legali.

VALUTATE OGNI OPZIONE – In sostanza parliamo di un prodotto sicuramente utile per famiglie ed azienda ma da usare con la massima cautela. Bastano poche migliaia di euro per trovarsi poi nei guai. Il consiglio è quindi quello di evitare per quanto possibile di cadere preda di questo turbine. Eventualmente, e qui ci si rivolge sia ad imprenditori sia a privati cittadini, controllate riga per riga le voci per capire cosa dovete aspettarvi ad ogni trimestre oltre a dare una valutazione effettiva della commissione di massimo scoperto. Il fido può tornare utile ma se non viene usato con correttezza può rappresentare un rischio talmente elevato che sono le banche le prime a mettere in guardia i propri clienti.

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