Una mobilitazione social ha aiutato la Polizia Postale a fermare un giovane che fingeva di essere un professore pedofilo

Dopo numerose segnalazioni arrivate con un'importante campagna social avviata dagli utenti, gli agenti hanno identificato l'utente e rimosso tutte le sue pagine online

20/07/2022 di Enzo Boldi

Faceva credere, sui social, di essere un professore di un liceo. Ma questa non è la cosa più grave, visto che attorno a sé aveva creato una narrazione assurda: essere un professore pedofilo. Un profilo su Twitter e altri account – tutti fake e che non rispondevano alla sua reale identità – su diverse piattaforme in cui narrava le sue “gesta” criminale contro minori. Ma grazie a un’imponente campagna social condotta da moltissimi utenti – a suon di hashtag e segnalazioni alle forze dell’ordine (su Twitter si chiedeva loro, espressamente, “Fermiamo Carmine Smith“), la Polizia Postale è riuscita a identificare la persona fisica dietro quei profili social, a chiudere tutti i suoi canali e a denunciarlo per istigazione alla pedopornografia.

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Un successo partito dal basso, ma che ha portato alla risoluzione del problema dopo lunghi mesi di segnalazioni e indagini da parte delle forze dell’ordine. Perché la campagna online è iniziata nel gennaio dello scorso anno. E all’hashtag #FermiamoCarmineSmith (perché Carmine Smith era il nome utilizzato da questa persona, ora denunciata) hanno aderito tantissimi cittadini.

Fermiamo Carmine Smith, la mobilitazione social e il finto pedofilo

Ma come agiva questo finto professore pedofilo sui social? Ci sono alcune testimonianze, catturate dagli altri utenti che hanno lanciato il grido d’aiuto “Fermiamo Carmine Smith”, che mostrano quegli assurdi contenuti che facevano riferimento ad atti di pedofilia commessi da questo finto docente.

E, alla fine, questo hashtag ha portato i suoi frutti. La Polizia, infatti, ha individuato la reale identità dell’uomo. Non era un professore, ma un lavoratore stagionale classe 1999 di Forlì. Ed è stato denunciato per istigazione alle pratiche di pedofilia e pedopornografia.

Le motivazioni ancora più assurde del gesto in sé

Ma perché lo ha fatto? La spiegazione di questo assurdo comportamento tenuto sui social (che configura la fattispecie di reato che, infatti, gli viene contestata) arriva dal comunicato stampa diffuso oggi dalla Polizia Postale: «Attraverso gli accertamenti tecnici sui profili social, la Polizia Postale è riuscita a identificare l’autore dei post. La successiva attività di perquisizione, anche informatica, consentiva di rinvenire, oltre a quelli segnalati, ulteriori profili fake e account di posta elettronica utilizzati dall’indagato. Il giovane, impiegato in lavori stagionali nel settore del turismo balneare, ha ammesso di aver alimentato la sua attività sui social per mero divertimento, convinto di farla franca, come più volte aveva dichiarato rispondendo ai commenti di biasimo degli utenti della rete».

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