Il sottosegretario che imbarazza l’M5S: «Gli F35? Piattaforme di tecnologia avanzatissima»

Si profila una nuova linea di polemiche all’interno del governo, dopo quelle già innescate dalla TAv e dal caso Diciotti. Questa volta l’argomento della discordia potrebbe essere un argomento caro ai militanti pentastellati della prima ora, ovvero le spese militari e in particolar modo quelle destinate ai famigerati F35. A dar fuoco alle polveri è questa volta il sottosegretario leghista alla Difesa Raffele Volpi che, a margine di un incontro elettorale a Livorno, ha spezzato una lancia a favore degli aerei da guerra americani: «Ho visto gli F35 nella fabbrica di Cameri (Novara) e poi in dispiegamento a Decimomannu (Cagliari) la settimana scorsa. Penso siano qualcosa di diverso da quello che ci immaginiamo come un aeroplano: sono piattaforme di tecnologia avanzatissima che escono dall’idea tradizionale di strumento militare e sono una nuova generazione». Ma non solo, per Volpi i caccia sono una tecnologia di importanza strategica fondamentale per l’assetto strategico del Paese: «Non so quale sara’ la scelta definitiva per l’investimento. Dal mio punto di vista e’ una piattaforma che ha una importanza notevole nella capacita’ di deterrenza e di postura internazionale che il Paese puo’ avere».

F35: il secondo “endorsement” in pochi mesi

Un vero e proprio “endorsement” che potrebbe così riaccendere le polemiche e creare un altro fronte di divisione importante in seno ai gialloverdi, dopo le dichiarazione di un altro sottosegretario leghista, appena due mesi fa. «Non possiamo rinunciare a una grande capacità aerea per la nostra Aeronautica che ancora oggi ci mette avanti rispetto a tanti altri Paesi» aveva dichiarato Andrea Toffolo, sottosegretario leghista alla difesa, scatenando una vera ondata di polemiche, che aveva costretto il leghista a fare marcia indietro con un video Facebook in cui “chiariva” il significato delle sue parole.

Quando Di Battista paragonava i morti per freddo alle spese per gli F35

Costruiti da un consorzio guidato da Lockheed Martin in alleanza con l’industria britannica Bae Systems, che si aggiudicò una gara del Pentagono battendo la Boeing, gli F35 sono entrati nel nostro alfabeto politico dalla fine degli anni ’90. L’Italia aderì al programma degli F35 sia per favorire le proprie imprese, sia per sostituire i vecchi velivoli da guerra. L’F35 è poi diventato, nel tempo, il simbolo di un aereo molto costoso con problemi di sviluppo (critiche alla sua tecnologia sono state avanzate anche dallo stesso Pentagono). Nonostante ciò, l’acquisto di F35 in Italia è stato confermato, in maniera bipartisan, da quasi tutti i governi che si sono succeduti dalla fine degli anni ’90. Il primo taglio vero all’acquisto di F35 è stato varato dal governo Monti, mentre il cosiddetto “Governo del Cambiamento” ha, per bocca della ministra della Difesa Trenta dichiarava che il Governo «non avrebbe comprato nuovi caccia», mentre per quanto riguarda gli accordi presi dal precedente esecutivo era in corso «una valutazione che tenesse conto dell’interesse nazionale».

Per quanto riguarda il fronte politico, gli aerei da caccia sono stati sempre un punto caldo delle istanze dell’M5s, con Di Battista che si spingeva, nel 2015, a paragonare le spese per gli F35 con i morti di freddo nelle strade delle nostre città. Un indizio che non può lasciare indifferente Palazzo Chigi.

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