Verso l’euro digitale: cosa vuol dire e come funzionerebbe la “moneta”

La Banca Centrale Europea ha avviato la cosiddetta "fase di preparazione". Entro due anni, scopriremo le sorti di questo progetto che viaggerà di pari passo (e non sostituirà) il contante

15/11/2023 di Enzo Boldi

Se ne parla da anni e ora, forse, siamo arrivati all’ultimo miglio che anticipa la sua creazione e la sua messa in circolazione. In un mondo che per qualche anno ha vissuto nel limbo attendista delle criptovalute, la Banca Centrale Europea sta muovendo gli ultimi passi che dovrebbero portarla alla “produzione” dell’euro digitale. A differenza di bitcoin e similari, questa moneta avrà moltissimi contatti con il contante fisico che abbiamo nelle nostre tasche e nei nostri portafogli. Il piano (biennale) ultimo potrebbe portare a una risoluzione favorevole a partire dalla fine del 2025.

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Se ne parla ancora al condizionale anche sulla pagina online dedicata sul sito della Banca Centrale Europea. Il motivo è semplice: siamo ancora nella fase di ideazione e valutazione dei progetti che la BCE sta portando avanti in collaborazione con le Banche centrali degli Stati membri. Ma, piano piano, le fila vengono tirate e nel prossimo biennio (dopo l’avvio della fase di preparazione) potrebbe arrivare il via libera definitivo al progetto. Attenzione però: la base sarà comunque il contante perché, come spiegato dagli stessi esperti dell’Eurotower, «ha caratteristiche uniche». La base, dunque, sarà quella moneta di uso e consumo quotidiano. Ma vista (e utilizzata, oltre che gestita) dal punto di vista digitale. Sarà, dunque, un affiancamento e non una sostituzione.

Euro digitale, cosa vuol dire

Ma di cosa si parla quando si cita l’euro digitale? Per avere una risposta a questa domanda, citiamo la fonte primaria: la Banca Centrale Europea:

«Sarebbe una forma digitale di contante: un mezzo di pagamento elettronico al dettaglio emesso da noi, la Banca centrale europea. In quanto forma di moneta pubblica, sarebbe disponibile gratuitamente a tutti nell’area dell’euro, per qualsiasi pagamento digitale. Oggi i cittadini non hanno accesso alla moneta pubblica in forma digitale. In una società sempre più digitalizzata, un euro digitale rappresenterebbe un’evoluzione naturale della moneta unica».

Al netto dei condizionali, questa moneta digitale è gratuita. Sia nella sua “emissione” che nel suo utilizzo da parte dei cittadini. Sarà “conservata” all’interno di un wallet (all’interno di un’app), paritetica a un portafoglio fisico. E tra le sue caratteristiche – anche per sconfiggere alcune delle “barriere architettoniche” rappresentate dal digital divide – c’è anche la possibilità di utilizzarle (quindi pagare) in modalità offline (senza connessione).

A differenza delle criptovalute, il suo valore rimarrà stabile: un euro resta un euro, anche se in formato digitale. Per questo motivo è sbagliato il paragone con le criptovalute attualmente in commercio, il cui valore è soggetto a variazioni continue e quotidiane. Proprio in base al mercato. Infine, la BCE spiega che – esattamente come accade per i pagamenti in contanti – non saranno conservati i dati degli utenti e il livello di protezione dei dati personali è massimo.

Come funzionerebbe

La dinamica, dunque, sembra essere piuttosto lineare. Ma, come detto, siamo ancora in una fase di preparazione che si concluderà tra due anni. Ma come funzionerebbe l’euro digitale?

«Immagina di ritirare 100 euro al Bancomat. Il saldo del tuo conto si riduce di 100 euro, ma ricevi questo importo in contanti che puoi utilizzare per effettuare pagamenti. Con un euro digitale sarebbe lo stesso, ma anziché convertire in contanti il denaro che hai sul conto, lo convertiresti in euro digitali».

Questo è solo l’output finale che, però, è racchiuso in altri procedimenti per poter utilizzare e avere a disposizione questa moneta digitale. Innanzitutto, occorrerà avere un’app wallet (che dovrebbe essere messa a disposizione della Banca presso cui abbiamo aperto un conto corrente) su cui caricare (depositare) euro digitali (anche attraverso un giroconto). Da lì, ci sarebbe una gestione diretta del proprio conto digitale, a stretto contatto con il proprio conto “fisico”. Da qui l’equazione alla base di tutto: un euro fisico vale un euro digitale. Senza alcuna variazione.

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