La realtà è davvero così distante dalla fantasia? L’intervista a Emanuela Valentini

Le recenti invenzioni di Elon Musk e molte altre invenzioni tecnologiche sembrano fantascienza ma non lo sono, appunto. Lo stesso Musk potrebbe essere un personaggio di un romanzo fantascientifico, con tutte le sue contraddizioni. Ne abbiamo parlato con Emanuela Valentini, autrice di romanzi di fantascienza

02/12/2022 di Giordana Battisti

Le auto a guida automatica, i razzi spaziali ma anche quelli che consentirebbero di spostarsi da una parte all’altra della terra in tempi brevi un’applicazione per fare qualsiasi cosa e addirittura un microchip nel cervello. Gli elementi per scrivere un romanzo fantascientifico ci sono tutti e avrete già intuito chi è il protagonista. Per capire come si presenta Elon Musk al pubblico e cosa rappresenta il suo “personaggio” ad oggi abbiamo intervistato Emanuela Valentini, autrice di romanzi fantascientifici e thriller editi da Piemme e che scrive anche per Wired Italia.

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L’intervista a Emanuela Valentini: nelle opere letterarie c’è molto delle invenzioni tecnologiche moderne

Elon Musk ha sicuramente delle idee innovative e soprattutto le risorse che gli consentono di realizzarle: grandi team di ricercatori e studiosi, di persone che possono lavorare a questi progetti, e la possibilità economica di finanziarli e probabilmente realizzarli.

«Elon Musk è il Thomas Edison dei nostri tempi. Edison, così come Nikola Tesla, che era un vero genio, generoso e sfortunato, hanno cambiato davvero il mondo, ciascuno a suo modo naturalmente. Edison ha saputo cavalcare il suo tempo e portare alla ribalta invenzioni che altri avevano magari già progettato o realizzato ma senza avere la possibilità di diffonderle su larga scala».

«Spesso nelle storie fantascientifiche c’è il cattivo genio, il personaggio spesso noto come “scienziato pazzo”. Si tratta di una persona che utilizza gli strumenti che ha per scopi che riguardano principalmente il proprio egoismo. Più che cambiare il mondo, vuole conquistarlo» spiega Valentini.

Spesso Musk si presenta al pubblico come l’inventore visionario, in grado di pensare e di realizzare progetti inediti. In realtà, spiega Valentini, quello che ci sembra solo immaginazione è spesso molto vicino alla realtà, se non è già realtà, come nel caso del microchip appunto: «Il chip è già realtà, soprattutto nella medicina, che grazie alla tecnologia ha raggiunto risultati incredibili migliorando la qualità della vita delle persone per alcune patologie. Alcuni di questi progressi, pensiamo per esempio la riproduzione di tessuti o organi umani attraverso le stampanti 3D, sembrano fantascienza ma non lo sono. Anche in un mio romanzo, Angeli di Plastica, ho parlato di una stampante che stampa esseri umani e mi sembrava un’idea folle, ho scoperto poi che in realtà non era distante dalla realtà», spiega Valentini.

Sembra che le persone siano molto attratte non solo dalle dichiarazioni come quelle di Musk quando annuncia le proprie invenzioni e progetti ma anche dalla narrazione fantascientifica più in generale, lo dimostra il successo della serie televisiva Black Mirror. Secondo Valentini, il successo di questa serie sta nel fatto che il tema principale sia la  singolarità, che è un termine nato con il cyberpunk e fa riferimento ai casi in cui le invenzioni scientifiche si rivoltano contro i chi le ha create.

Il precedente noto nella letteratura è chiaramente Frankestein di Mary Shelley che ha aperto anche la riflessione agli argomenti di carattere etico riguardanti le creazioni tecnologiche. Insomma, i creatori di Black Mirror hanno avuto successo perché si sono basati su un concetto già noto e che ha avuto successo nel genere distopico. La filmografia e la letteratura sono piene di esempi simili, per esempio il film Her di Spike Jonze, del 2013, in cui il protagonista si innamora di un sistema innovativo basato su un’Intelligenza Artificiale. «Nella distopia quindi ci siamo già e d’altronde anche l’Intelligenza Artificiale è ovunque e ci affidiamo ad essa quasi totalmente: basti pensare anche alle casse automatiche presenti in alcune supermercati e che hanno sostituito il ruolo del personale, ma anche il rapporto tra le persone, sempre più distanti tra loro», dice Valentini.

«Le anticipazioni delle invenzioni tecnologiche più moderne sono presenti in alcune opere letterarie che rendono gli scrittori di questi romanzi o racconti quasi dei precursori della modernità, pensiamo al sottomarino di Jules Verne o al racconto di fantascienza di Mark Twain in cui si parla di uno strumento che permetteva la creazione di una rete mondiale di informazioni: e non è Internet?», conclude Valentini.

Insomma, l’immaginazione di questi autori è spesso il primo passo del processo creativo che porta alla creazione delle innovazioni tecnologiche che conosciamo oggi.

Valentini cita una frase di Albert Einstein: «Io ho quel che basta dell’artista per attingere liberamente alla mia immaginazione. L’immaginazione è più importante della conoscenza».

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