Elder Finnegan Lee: «Credevo che il carabiniere fosse un pusher»

28/07/2019 di Redazione

Arrivano le prime dichiarazioni di Elder Lee, il 19enne di San Francisco che – stando alle prime indagini – sarebbe l’esecutore materiale del delitto del carabiniere Mario Cerciello Rega, avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 luglio a Roma, nel quartiere Prati. Le sue parole sono state registrate nel corso di un primo interrogatorio avuto con gli investigatori la mattina dopo l’omicidio. Nell’interrogatorio di garanzia, invece, Elder Lee si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nonostante questo, dopo l’interrogatorio è stato convalidato il fermo sia per lui, sia per l’amico Gabriel Christian Natale Hjorth.

Elder Lee, le parole sul carabiniere confuso con un pusher

Invece, qualche ora prima, Elder Lee aveva detto di non aver riconosciuto il carabiniere: «Non ho mai visto un militare in borghese, credevo fossero due spacciatori. Io non capisco l’italiano». La strategia difensiva, dunque, punterebbe tutto sul fatto che Mario Cerciello Rega fosse in borghese e, pertanto, non riconoscibile come un esponente delle forze dell’ordine.

Le due strategie difensive diverse di Elder Lee e di Gabriel Hjorth

Questa ricostruzione, al momento, non avrebbe punti di divergenza rispetto a quella fornita da Gabriel Christian Natale Hjorth che, invece, ha confermato tutto anche nel corso dell’interrogatorio di garanzia: ha parlato di una truffa andata a finire male (quella del pusher ai loro danni), del ricatto dopo aver rubato lo zaino alla persona che ha lanciato l’allarme (tale Sergio Brugiatelli) e della colluttazione avuta con i due carabinieri, tra cui Cerciello Rega e Andrea Varriale.

Se tutto ciò fosse confermato, l’omicidio del carabiniere sarebbe avvenuto per poco più di 80 euro e del valore di uno zainetto di proprietà di una terza persona. Un paradosso tristissimo in questa vicenda di cronaca nera dell’estate romana 2019.

FOTO: ANSA/ANGELO CARCONI

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