L’Irlanda vuole imbavagliare le critiche a Big Tech?
La modifica è stata inserita all'interno di un testo che si occupa altro. Ma i riflessi possono andare a favore solamente delle aziende Big Tech
02/07/2023 di Enzo Boldi
In Irlanda, una “manina” governativa ha inserito un emendamento molto particolare all’interno di un testo di legge all’esame del Parlamento. Si tratta di una norma che andrà a modificare – di fatto – il potere di discrezionalità della DPC (Data Protection Commission, il Garante Privacy) in Irlanda. Detta così, sembra essere un qualcosa di potenzialmente innocuo. In realtà, con l’approvazione di questo documento, l’Autorità Garante avrà la possibilità di scegliere quale denuncia etichettare come “riservata” e quale inchiesta classificare come “confidenziale”.
DPC Irlanda, l’emendamento sui poteri del Garante Privacy
Tutto ciò vuol dire che anche il singolo cittadino che si è trovato di fronte a una violazione dei propri dati personali, non potrà rendere pubblica la sua denuncia, né divulgarla alla stampa. Qualora si contravvenisse a questa legge, ci sarebbe una sanzione pecuniaria da pagare. E tra le pieghe di questo emendamento, sembra trapelare un aspetto molto preoccupante, soprattutto legato a un aspetto fondamentale: buona parte delle aziende Big Tech hanno scelto Dublino come luogo per la propria sede di rappresentanza legale in Europa. Una decisione al passo con agevolazioni fiscali più convenienti rispetto ad altri Paesi UE.
E per fare un esempio della portata di questa legge, proviamo a fare un salto del passato: se la denuncia di Schrems fosse avvenuta in Irlanda – all’epoca del GDPR -, sotto questa norma, nessuno avrebbe mai saputo nulla di questa vicenda. Almeno fino al provvedimento finale. Per questo motivo il Consiglio irlandese per le libertà civili (ICCL) ha messo in luce tutte le problematiche di questo emendamento che, per seguire il detto “Tutto il Mondo è Paese”, è stato inserito all’ultimo minuti all’interno del testo di una legge che si occupava di tutt’altro.
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