Perché le Big Tech hanno scelto l’Irlanda come propria sede di rappresentanza legale in Europa?

La decisione è legata a diversi fattori che riguardano, come al solito, gli aspetti comunitari

27/06/2023 di Gianmichele Laino

L’emendamento con cui il governo irlandese ha cercato di imporre il principio di riservatezza a tutte le questioni che riguardano la privacy e i provvedimenti presi dal DPC di Dublino anche contro le Big Tech ha messo in evidenza una questione che è sempre stata di pubblico dominio, ma che non ha mai mancato di riservare più di una perplessità. Perché la sede legale delle aziende di Big Tech si trova in Irlanda. Le motivazioni, come potrebbe essere semplice intuire, rispondono a criteri di natura fiscale.

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Big Tech sede in Irlanda, le motivazioni di questa scelta geopolitica

La scelta di Big Tech – Google, Meta, Apple, tra le altre – di posizionare la propria sede in Irlanda diventa, giorno dopo giorno (soprattutto alla luce dell’ultimo emendamento che dovrebbe impedire ad associazioni e ricorrenti di discutere i dettagli di provvedimenti del DPC anche contro le Big Tech) una questione geopolitica. In relazione alla presenza di governi più o meno disponibili e sensibili alle azioni delle principali aziende che si occupano di digitale, insomma, potrebbe essere possibile per queste ultime beneficiare di una legislazione più o meno favorevole. Del resto, in passato, anche a livello di tassazione, questo elemento è stato palese ed evidente.

Il fenomeno è conosciuto come Double Irish strategy. La triangolazione tra l’azienda con sede negli Stati Uniti (ad esempio, una delle grandi di Big Tech), una compagnia controllata in offshore e una ulteriore compagnia con sede in Irlanda permetteva – fino al 2010 – all’azienda originaria (con sede negli Stati Uniti) di godere di un regime fiscale agevolato. L’Irlanda aveva garantito una situazione fiscale migliore per le aziende di Big Tech che, in cambio, si sono trovate a investire nel territorio, creando posti di lavoro e favorendo l’indotto. Non a caso, Dublino è considerata la capitale del polo tecnologico e digitale in Europa.

Tuttavia, negli ultimi tempi si sono registrati importanti accordi tra l’Unione Europea e la stessa Irlanda per impedire a quest’ultima di essere considerata una sorta di paradiso fiscale nell’ambito del Vecchio Continente. Le multinazionali statunitensi, tra le altre, che hanno ricavi superiori ai 750 milioni di euro si sono trovate a corrispondere un’aliquota del 15% sui ricavi (che scende al 12,5% per le aziende che non supereranno questa soglia). Una situazione che si sono trovate a fronteggiare dopo anni in cui hanno beneficiato di un regime agevolato (che spesso portava le aziende a corrispondere un’aliquota addirittura inferiore all’1% sui propri ricavi), ma che non ha comportato particolari scossoni a livello di uscite delle Big Tech dal territorio irlandese. Del resto, se i governi continueranno – al di là della tassazione – a proporre norme che in qualche modo agevolano le grandi aziende del digitale, non c’è motivo per cui debbano andar via.

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