Quando Musk si lamenta degli investitori su X, bisogna dirgli che le sponsorizzazioni spesso finiscono sulle fake news

L'allarme è stato lanciato da NewsGuard che ha individuato gli annunci di 86 marchi che venivano posizionati in corrispondenza di contenuti molto virali, ma anche molto fake

20/12/2023 di Gianmichele Laino

Un tema che Elon Musk ha affrontato durante la sua sortita italiana ad Atreju è stato quello della fuga di un certo tipo di investitori da X. In modo particolare, Musk si riferiva a Disney, che aveva deciso di puntare i suoi investimenti economici su altri social network per la sponsorizzazione dei suoi contenuti. Musk era stato abbastanza polemico, sostenendo che chi non investiva in X mancasse di prospettiva e di visione. Tuttavia, una indagine piuttosto recente di NewsGuard ha dimostrato come, in realtà, i timori di Disney – e di altri marchi – possano essere giustificati. Sponsorizzare un post su X non dà assoluta garanzia che questa sponsorizzazione possa evitare dei contenuti potenzialmente pericolosi (sui quali, tra l’altro, la Commissione Europea si sta esprimendo, attraverso il provvedimento giudiziario aperto per possibile violazione del DSA). Anzi. In base a quanto osservato dall’azienda internazionale che cerca di monitorare e misurare il disordine informativo in rete, su 30 post particolarmente virali osservati nella settimana centrale del mese di novembre 2023 (a oltre un mese dallo scoppio del conflitto Israele-Hamas), 24 erano caratterizzati da annunci (un totale di circa 200) afferenti a 86 marchi di caratura internazionale.

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Disinformazione e annunci su X, l’analisi di NewsGuard

Una analisi di questo tipo suggerirebbe, per la gestione degli annunci su X, un approccio di tipo quantitativo piuttosto che qualitativo. Per intercettare la più vasta audience possibile e – dunque – offrire la possibilità all’investitore di raggiungere più utenti, X non sembra guardare in faccia a nessuno. Se il post è virale perché contiene una fake news o una decontestualizzazione (e sappiamo che questo tipo di contenuti, per antonomasia, si diffonde molto più velocemente di un contenuto documentato e privo di stranezze), viene comunque percepito come un sostrato consono a ospitare un annuncio pubblicitario di un brand che paga bene.

Gli annunci di brand associati a informazioni fuorvianti, secondo NewsGuard, sono riferibili a realtà molto importanti e conosciute a livello internazionale, come Oracle, PizzaHut, Microsoft, Airbnb. Musk aveva detto che dalla fine di ottobre sarebbe stato impossibile, su X, associare un contenuto sponsorizzato a un contenuto etichettato come fasullo dal team di moderazione del social network. Nonostante questo, però, tra i 24 post caratterizzati da sponsorizzazioni ce n’era più di uno che, nonostante mancasse la nota della community sulla disinformazione, conteneva al suo interno notizie false, fuorvianti o diffuse con un linguaggio non appropriato. L’annuncio di Musk, alla luce di tutto questo, non ha coinciso con una effettiva concretizzazione del proposito? Una richiesta di chiarimento di NewsGuard su questo argomento ha incrociato una risposta automatica dell’ufficio stampa di X che, pertanto, non ha fornito risposte sul tema.

Il report di NewsGuard cita casi specifici di disinformazione. In molti casi, si trattava di contenuti diffusi da utenti afferenti a uno schieramento politico ben determinato che, spesso palesemente, adattava alcune informazioni a questa stessa area politica, facendo perdere alle notizie dati di contesto importanti (vengono citati, ad esempio, alcuni post di Jackson Hinkle, un commentatore americano punto di riferimento dell’area dei conservatori pro-Trump, o l’opinionista di estrema destra che twitta dall’account @ShadowofEzra). Quello che appare chiaro è che, comunque, i brand non possono avere alcun controllo sulla diffusione dei propri contenuti sponsorizzati. E questa cosa potrebbe – in qualche caso – determinare danni d’immagine.

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