Shein non ti Temu: le carte bollate tra i colossi cinesi dell’e-commerce

Oltre un anno fa l'inizio delle ostilità. Accuse pesanti, messe a tacere qualche mese fa da una pace. Ora, però, la bolla è scoppiata nuovamente

17/12/2023 di Redazione Giornalettismo

C’è una guerra commerciale tra due delle piattaforme di e-commerce più conosciute e diffuse al mondo. E le accuse sono tutt’altro che leggere. Temu ha, infatti, intentato causa contro Shein. Cento pagine di documenti depositati presso il tribunale distrettuale della Columbia in sui si parla addirittura di un comportamento intimidatorio di Shein nei confronti dei rivenditori che si servono anche di Temu come vetrina per i loro prodotti. Nella denuncia, si fa anche riferimento a una presunta confisca dei dispositivi elettronici dei rivenditori e dell’accesso a informazioni proprietarie e, dunque, riservate.

Temu-Shein, una lotta legale nel mondo dell’e-commerce

I due colossi, che hanno la stessa radice (la Cina), sono ai ferri corti da tempo. In primis, nel dicembre 2022, fu Shein a fare causa a Temu accusandola – tra le tante cose – di aver assoldato degli influencer per gettare fango sul lavoro della piattaforma. Poi, nel luglio scorso, Temu decise di passare al contrattacco accusando Temu delle stesse cose che oggi sono oggetto della causa imminente. Insomma, tensioni visibili e percepibili, nonostante un tentativo di “pace” sancita con il ritiro delle reciproche accuse a ottobre. Un armistizio durato pochissimo. Ma perché sta accadendo tutto ciò? Sullo sfondo, solo per citare uno degli eventi più recenti, c’è anche l’imminente ingresso di Shein nella Borsa americana.

In tutto questo, ci sono anche delle questioni di tipo commerciale. Il tentativo di concorrere con i colossi dell’e-commerce ha un costo elevato per entrambe le aziende. Basti pensare che Temu investe circa 10 milioni di dollari al giorno per i suoi post sponsorizzati su Instagram Facebook e Google. A tutto ciò si devono sommare anche i costi di gestione logistica e delle spedizioni. Oltre a un “successo” minato da alcune indagini che hanno coinvolto anche la “rivale”: quello sulla qualità dei materiali e sulla sicurezza dei prodotti venduti sulle rispettive piattaforme.

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