Il pandoro “amaro” per Chiara Ferragni: il presupposto della multa sono le informazioni fuorvianti

Bisogna stare molto attenti quando si parla di questa vicenda, perché è molto semplice raccontarla in maniera semplicistica

18/12/2023 di Gianmichele Laino

È stato un anno molto complesso, dallo scoppio della polemica fino alla decisione dell’Agenzia Garante della Concorrenza e del Mercato. Tra l’altro, una decisione che è arrivata a ridosso del Natale, quando proprio pandori e panettoni sono tra le merci più acquistate dagli scaffali dei supermercati. La questione, che ormai tutti conoscono nel dettaglio, è quella relativa al cosiddetto pandoro della Ferragni, ovvero una edizione speciale del pandoro Balocco prevista per il Natale del 2022. Nella fattispecie, si trattava della versione “Pink Christmas”, culmine di una campagna solidale dell’azienda produttrice di dolciumi, che aveva previsto una donazione per l’ospedale Regina Margherita di Torino. La donazione era stata funzionale all’acquisto di alcuni macchinari utili a combattere alcune malattie come l’osteosarcoma e il sarcoma di Ewing. Tuttavia, come è stato ricostruito dall’Antitrust, la donazione per l’ospedale era avvenuta nel mese di maggio 2022 (il valore era stato di 50mila euro) e non era legata direttamente, quindi, all’acquisto del pandoro da parte del consumatore.

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Pandoro della Ferragni e polemiche dopo la multa dell’Antitrust

Ora, bisogna comprendere bene le motivazioni che hanno portato l’autorità garante a prendere questa decisione. Perché non si può parlare, con superficialità, di truffa o di piani dolosi di raggiro. Semplicemente, l’Agcm ha rilevato che nell’operazione commerciale ci sia stata scarsa trasparenza nei confronti del consumatore e che l’operazione Pink Christmas – per utilizzare la terminologia dell’autorità – abbia configurato una «pratica commerciale scorretta». L’Antitrust, infatti, ha rilevato che la pratica scorretta si sia esplicitata in questa serie di punti, che vengono esplicitamente citati all’interno della comunicazione sul provvedimento:

  • far credere, nel comunicato stampa di presentazione dell’iniziativa, che acquistando il “Pandoro Pink Christmas” al prezzo di oltre 9 euro, anziché di circa euro 3,70 del pandoro non griffato, i consumatori avrebbero contribuito alla donazione che, in realtà, era già stata fatta dalla sola Balocco, in cifra fissa, a maggio 2022, quindi molti mesi prima del lancio dell’iniziativa, avvenuto a novembre 2022;

  • aver diffuso, tramite il cartiglio apposto su ogni singolo pandoro “griffato” Ferragni, informazioni idonee ad avvalorare la circostanza – non vera – che l’acquisto del prodotto avrebbe contribuito alla donazione pubblicizzata;

  • aver pubblicato post e stories sui canali social della signora Ferragni in cui si lasciava intendere che comprando il “Pandoro Pink Christmas” si poteva contribuire alla donazione e che la Signora Ferragni partecipava direttamente alla donazione, circostanze risultate non rispondenti al vero, nonostante le sue società avessero incassato oltre 1 milione di euro.

Per questo motivo, dunque, sono state sanzionate le due società che si occupano delle collaborazioni di Chiara Ferragni (Fenice S.r.l. e TBS Crew S.r.l.), multate rispettivamente per 400mila euro e per 675mila euro; oltre all’azienda Balocco, che è stata multata per 420mila euro.

La questione, come vedremo nel monografico di oggi, ha addirittura alimentato il dibattito politico del week-end (con un intervento a gamba tesa di Giorgia Meloni dal palco di Atreju) e ha provocato le reazioni dei diretti interessati. In modo particolare, la risposta di Chiara Ferragni – che ha preferito mantenere un profilo basso sui propri social network – non si è fatta attendere: «Sono dispiaciuta se qualcuno possa aver frainteso la mia comunicazione, e messo in dubbio la mia buona fede. Io e la mia famiglia continueremo a fare beneficienza così come abbiamo sempre fatto perché mai vorrò rinunciare a questa parte della mia vita. E dal momento che ritengo ingiusta la decisione adottata nei miei confronti, la impugnerò nelle sedi competenti». Dunque, l’annuncio di un ricorso che potrebbe essere presentato a breve. Nel frattempo, però, questa operazione ci dà modo di fare alcune considerazioni a proposito dell’influencer marketing e sui suoi rischi.

Le scuse pubbliche

Nel pomeriggio di lunedì, dopo le brevi frase del giorno prima, la stessa Chiara Ferragni ha pubblicato un video sulla sua pagina Instagram.

 

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Un post condiviso da Chiara Ferragni ✨ (@chiaraferragni)

«Sono sempre stata convinta che chi è più fortunato ha la responsabilità morale di fare del bene.
Questi sono i valori che hanno sempre spinto me e la mia famiglia. Questo è quello che insegniamo ai nostri figli. Gli insegniamo anche che si può sbagliare, e che quando capita bisogna ammettere, e se possibile, rimediare all’errore fatto e farne tesoro. Ed e quello che voglio fare ora. Chiedere scusa e dare concretezza a questo mio gesto: devolverò 1 milione di euro al Regina Margherita per sostenere le cure dei bambini.
Ma non basta: lo faccio pubblicamente perché mi sono resa conto di aver commesso un errore di comunicazione. Un errore di cui farò tesoro in futuro, separando completamente qualsiasi attività di beneficienza, che ho sempre fatto e continuerò a fare, da attività commerciali. Perché anche se il fine ultimo è buono, se non c’è stato un controllo sufficiente sulla comunicazione, può ingenerare equivoci. Come ho già detto nei giorni scorsi, impugnerò il provvedimento dell’AGCM perché lo ritengo sproporzionato e ingiusto. Il mio errore in buona fede è stato legare con la comunicazione una attività commerciale a una di solidarietà. Purtroppo si può sbagliare, mi spiace averlo fatto e mi rendo conto che avrei potuto vigilare meglio. Ma, se la sanzione definitiva dovesse essere – come spero – inferiore a quella decisa dall’Agcm, la differenza verrà aggiunta al milione di euro.
Nei prossimi giorni parlerò con il Regina Margherita per capire come l’ospedale utilizzerà la somma da me donata e vi racconterò periodicamente gli aggiornamenti. Il mio errore rimane ma voglio far si che da questo errore si generi qualcosa di costruttivo e di positivo».

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