L’accordo in Europa sui lavoratori della Gig Economy
L'intesa tra Parlamento e Consiglio UE sulla proposta, datata 2021, della Commissione Europea. Cosa dovrebbe cambiare
14/12/2023 di Enzo Boldi
Due anni dopo la proposta della Commissione Europea, il percorso della nuova direttiva UE sui lavoratori della Gig Economy è arrivato quasi al traguardo. Nella giornata di mercoledì 13 dicembre, infatti, Parlamento e Consiglio europeo hanno trovato l’accordo sul testo che dovrebbe garantire maggiori tutele e diritti a quell’ampia porzione di popolazione (si parla di circa 5,5 milioni di persone, stando agli ultimi dati) che opera attraverso le piattaforme digitali. Il caso più eclatante è quello dei rider dei servizi di food delivery (e non solo). Ma questo substrato occupazionale è composto da molte altre figure.
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Tutto è partito nel dicembre del 2021, con la Commissione Europea che presentò questa proposta di direttiva lavoratori Gig Economy con l’obiettivo non solo di riconoscere le nuove professionalità emerse con la crescita del digitale e delle piattaforme, ma anche di consentire loro di entrare a far parte del tessuto produttivo e lavorativo europeo con il riconoscimento di contratti differenti rispetto a quelli di “collaborazione”. Insomma, per sintetizzare, il vero cuore di questo progetto – che ancora deve entrare in vigore – è quello di riconoscere un contratto da “dipendente”.
Direttiva lavoratori Gig Economy, cosa cambia in Europa
Nella giornata di oggi, Giornalettismo analizzerà tutti gli aspetti di questo accordo sulla direttiva. E lo farà partendo da una definizione di quali figure professionali saranno interessate da questo riconoscimento delle tutele e dei diritti, passando per i dati in Europa, per poi porre un accento su molti altri fattori: dall’attuale quadro normativo italiano, ai cinque punti fondamentali che dovranno essere rispettati (non tutti, ma in parte) dalle aziende che operano in piattaforma. Fino ad arrivare a un altro aspetto sempre più attuale: la gestione algoritmica dei lavoratori dipendenti (e non solo dei dati) della Gig Economy.
Perché se da una parte scatterà (in automatico) l’obbligo di riconoscere ogni lavoratore come dipendente e, quindi, con i diritti annessi come ferie, permessi, aspettativa e congedi – spetterà all’azienda (con la piattaforma che diventa, di fatto, il datore di lavoro) l’onere della prova inversa, ovvero provare che un determinato lavoratore svolge presso di loro una prestazione di tipo occasionale – uno degli aspetti più interessanti nell’era della Gig Economy è anche il trattamento e la gestione dei dati di ogni singolo lavoratore. E ora, dopo questo passaggio, i singoli Stati membri avranno due anni per recepire la direttiva e applicarla all’interno dei propri sistemi legislativi.