Rider e non solo: chi sono i lavoratori della Gig Economy toccati dalla direttiva

La direttiva sulla Gig Economy andrà a toccare le forme contrattuali dei rider e, più in generale, di tutte quelle professioni che possono essere esercitate in questo sistema

14/12/2023 di Ilaria Roncone

I lavoratori della Gig Economy – il modello economico basato sul lavoro occasionale, a chiamata e temporaneo – il 13 dicembre 2023 festeggiano un traguardo. E non solo solo rider, vista la definizione stessa del modello. L’accordo a livello europeo è stato trovato e la direttiva Gig Economy ha trovato la sua forma a due anni dalla proposta iniziale fatta dalla Commissione europea. Il testo rispetto al quale Consiglio e Parlamento hanno trovato la quadra punta a garantire maggiori tutele e più diritti ai tanti lavoratori (si stimano essere 5,5 milioni di persone) che operano attraverso le piattaforme digitali.

Quando parliamo di questi lavoratori i primi a venirci in mente, per svariate ragioni, sono i rider dei food delivery: coloro che consegnano il cibo a casa coi quali abbiamo spesso e volentieri contatto, che sono precari e che guadagnano poco, che non vengono regolarizzati e che – spesso e volentieri – sono finiti al centro di gravi fatti di cronaca (come l’indegno caso del rider licenziato con una mail il giorno dopo essere morto sul lavoro di cui avevamo parlato qui e qui).

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La presunzione di vincolo subordinato

Non solo rider, dunque, i lavoratori che beneficeranno della direttiva che gli Stati membri avranno due anni per recepire. Questa mira, tra le altre cose, proprio a riconoscere le nuove professionalità che sono emerse come conseguenza della crescita delle piattaforme digitali con il fine di riconoscere loro contratti differenti da quelli di collaborazione e specifici dei rider, per esempio, che sono stati utilizzati finora (tematica che andremo ad approfondire in un altro articolo del monografico di oggi).

Tutto gira attorno alla presunzione di vincolo subordinato, che rende più facile per questi lavoratori beneficiare dello status di dipendente acquisendone – di conseguenza – tutti i benefici. Parliamo, negli Stati in cui è previsto, del salario minimo e di contrattazione collettiva, tutele sanitarie, orario di lavoro, malattia, congedi retribuiti, indennità di disoccupazione. Chi non sarà inquadrato nella casistica del lavoratore dipendente – e spetterà all’azienda provarlo – potrà continuare a beneficiare dello status di lavoratore autonomo.

Chi sono i lavoratori della Gig Economy?

Chi sono, quindi, i lavoratori della Gig Economy che beneficeranno di questa nuova direttiva? Sono tutti coloro che, lavorando, si trovano come intermediario una piattaforma che fornisce e organizza il loro lavoro peer clienti terzi. Si tratta di lavori che possono essere forniti in un luogo specifico, attività che prendono il nome di location-based platforms (si pensi ai rider o agli insegnanti in presenza) oppure online, e in questo caso si chiamano web-based platforms (si pensi a traduttori o ai servizi di codifica dati).

L’appellativo che viene attribuito a questi lavoratori è quello di gigger e, solitamente, lavorano in maniera flessibile per una o più realtà che mettono come intermediario le piattaforme digitali. Le attività svolte sono eterogenee: si va dalla consegna a domicilio allo svolgimento dei compiti online. In questa categoria è possibile trovare artisti e liberi professionisti come copywriter, produttori musicali e grafici. Ci sono anche persone che lavorano nell’ambito marketing e, ancora, lavoratori informatici come programmatori e web designer.

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