Anche i dipendenti di Apple scrivono a Tim Cook per prendere posizioni pro-Palestina

La lettera è stata inviata lunedì scorso dalla Apple Muslim Association, una unione di dipendenti di fede musulmana interna a Cupertino

21/05/2021 di Gianmichele Laino

Quanto siano influenti le grandi aziende del tech lo dimostra anche questo atteggiamento – da parte dei dipendenti – sulle più scottanti questioni a livello internazionale. Ormai, si chiede una loro decisa presa di posizione su tutto, quasi fossero delle diplomazie indipendenti, i grado di muovere masse critiche attraverso una semplice dichiarazione. Per questo i dipendenti Apple pro Palestina hanno chiesto a Tim Cook, con una lettera inviata nella giornata di lunedì, di schierarsi apertamente a favore dei palestinesi e contro l’oppressione israeliana.

LEGGI ANCHE > I dipendenti ebrei di Google hanno chiesto all’azienda di schierarsi contro il massacro dei palestinesi

Dipendenti Apple pro-Palestina, la lettera a Tim Cook

Una richiesta che fa seguito a quella dei dipendenti di Google che, allo stesso modo, avevano chiesto alla propria azienda di esprimere direttamente solidarietà alla popolazione palestinese, soprattutto in seguito ai bollettini di morte che provenivano dalla striscia di Gaza nei giorni scorsi, prima del cessate il fuoco che è stato proclamato nella giornata di giovedì 20 maggio.

Ora, una richiesta simile – anche se arrivata da un punto di vista diverso rispetto a quello che aveva fatto pressione sul board di Google – arriva anche a Cupertino. L’associazione Apple Muslim Association, un insieme di dipendenti che si riuniscono all’interno dell’azienda portando avanti le rivendicazioni del proprio ideale religioso, ha inviato una lettera a Tim Cook che, tuttavia, è ancora rimasta senza una risposta. Apple non ha espresso una posizione ufficiale sul tema.

Cosa c’è scritto nella lettera

The Verge, testata tecnologica statunitense, ha avuto modo di leggere e di pubblicare la lettera interna che i dipendenti avevano fatto circolare e che, tra le altre cose, aveva raccolto ben mille firme di consenso:

«Siamo frustrati e delusi perché, ancora una volta, molti di coloro che occupano posizioni di potere e influenza che sostengono coraggiosamente i diritti umani in tante altre giuste cause – si legge in un passaggio molto critico – scelgono di rimanere in silenzio o rilasciano dichiarazioni inefficacemente neutre per “entrambe le parti” riguardo alla situazione palestinese».

La lettera, che prosegue con un accorato appello affinché i luoghi d’istruzione e quelli di lavoro non ritengano “troppo delicato” parlare della questione palestinese, esprime delle richieste ben precise alla Apple:

«Chiediamo che Apple chiarisca, internamente ed esternamente, che creda che le vite dei palestinesi siano importanti. Che Apple chiarisca che, come stabilito dalle Nazioni Unite, milioni di palestinesi attualmente soffrono sotto un’occupazione illegale. E che questo fatto è stato riaffermato attraverso numerose risoluzioni internazionali e sostenuto da centinaia di nazioni. Che Apple chiarisca che la dichiarazione di cui sopra NON toglie in alcun modo i diritti umani dei nostri fratelli e sorelle ebrei in tutto il mondo. Che Apple chiarisca che le dichiarazioni di cui sopra NON sostengono o supportano in alcun modo il terrorismo».

Bisognerà dunque registrare una eventuale posizione dell’azienda che – come detto – ancora non è arrivata. In passato Tim Cook è stato molto critico con le posizioni anti-islamiche di Donald Trump e anche su questo si è fatto leva al fine di sollecitare un suo intervento. Al momento, però, il silenzio indica che anche Apple ritenga “troppo delicato” scegliere la strada della rivendicazione pro-Palestinese.

Share this article
TAGS