I sei gatekeeper e le 22 piattaforme designate dalla Commissione UE per il DMA

Il Regolamento europeo sui mercati digitali entra nel vivo. Le aziende e le piattaforme avranno sei mesi per adeguarsi alla normativa

07/09/2023 di Enzo Boldi

Dopo i primi concreti passi del Digital Service Act (DSA), ecco che l’Europa si appresta a mostrare i primi reali effetti di un altro Regolamento che va a “colpire” le aziende Big Tech. Nella giornata di mercoledì, infatti, la Commissione Europea ha designato i sei gatekeeper che dovranno uniformarsi ai paletti e agli obblighi del Digital Markets Act (DMA), la normativa che si occupa dei mercati digitali. Oltre a queste sei aziende, di riflesso, saranno coinvolte anche 22 piattaforme che avranno sei mesi di tempo per adeguarsi a questa normativa.

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Da una parte, dunque, un Regolamento che si occupa dei servizi digitali e di tutto ciò che comportano (dalla trasparenza alla tutela della privacy, passando per un adeguamento in termini di lotta alla disinformazione e all’odio online di qualunque tipo); dall’altra un impianto normativo che si occupa del mercato digitale. Il testo definitivo, infatti, va a toccare molteplici aspetti che – in molti casi – ha portato a uno strapotere delle grandi aziende nei confronti di quelle medio-piccole. Per capire di cosa stiamo parlando, sintetizziamo i quattro punti-chiave, ovvero quegli obblighi che i gatekeeper (e, di conseguenza, le piattaforme identificate) dovranno rispettare per non incorrere in sanzioni:

  • Rendere i propri servizi interoperabili con quelli di terze parti per permettere agli utenti di avere una gamma più ampia di scelta all’interno del mercato di prodotti e servizi.
  • Consentire alle aziende produttrici di app di terze parti di acceder ai dati per consentire loro di sviluppare nuovi prodotti e servizi innovativi.
  • Non riservare ai propri servizi e prodotti un trattamento preferenziale rispetto a quelli di terze parti al fine di garantire un trattamento equo per tutti gli operatori economici.
  • Non ostacolare la possibilità per gli utenti di mettersi in contatto con le imprese al di fuori della piattaforma del gatekeeper.

Un impianto piuttosto preciso e severo, per evitare speculazioni di mercato e quello che ormai è diventato un classico abuso (lo dicono le indagini e le multe) abuso di posizione dominante sul mercato.

Digital Markets Act, i gatekeeper e le piattaforme coinvolte

Nel monografico di oggi, Giornalettismo analizzerà tutte le sfaccettature di questo Regolamento, entrato nel vivo nelle scorse ore con la designazione – da parte della Commissione Europea – dei sei Gatekeeper (le aziende che sono al vertice del mercato per fatturato e numero di utenti). Si tratta di Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta, Microsoft. Di conseguenza, sono state identificate anche le 22 piattaforme/servizi che dovranno rispettare gli obblighi più rigidi del Digital Markets Act.

Google Maps, Google Play, Google Shopping, Amazon Marketplace, App Store, Meta Marketplace, TikTok, Facebook, Instagram, LinkedIn, Google, Amazon, Meta, Whatsapp, Messenger, YouTube, Chrome, Safari, Google Search e Google Android, Apple iOS, Windows PC. Realtà differenti, con caratteristiche differenti. Si tratta, però, delle 22 piattaforme principali per fatturato e numero di utenti mensili attivi nel Vecchio Continente.

I prossimi passi

In questo lungo elenco sembrano mancare delle piattaforme molto utilizzate (da GMail a Outlook.com, fino ad arrivare a Samsung Internet Browser), ma la Commissione UE ha accettato le argomentazioni delle aziende e non ha fatto rientrare questi prodotti/servizi all’interno della lista. Tutti gli altri avranno sei mesi per adeguarsi al Regolamento, ma il rispetto di alcuni obblighi è scattato fin dal momento della designazione arrivata mercoledì 6 settembre.

«La Commissione monitorerà l’effettiva attuazione e il rispetto di tali obblighi. Nel caso in cui un gatekeeper non rispetti gli obblighi previsti dalla DMA, la Commissione può imporre sanzioni fino al 10% del fatturato totale mondiale dell’azienda, che può arrivare fino al 20% in caso di violazione ripetuta. In caso di violazioni sistematiche, la Commissione ha inoltre il potere di adottare rimedi aggiuntivi , come obbligare un gatekeeper a vendere un’impresa o parti di essa o vietare al gatekeeper di acquisire servizi aggiuntivi legati alla non conformità sistemica». 

Un altro tassello necessario per normare il mercato digitale, con attori che – nella maggior parte dei casi, anzi in tutti – non sono soggetti europei e hanno fagocitato l’ecosistema.

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