Dieta chetogenica: cos’è e come funziona

Dopo ponti e feste è ora di tornare alla solita routine. Per buttare giù quei chili di troppo accumulati con le classiche abbuffate in compagnia, in molti ricorrono alla dieta chetogenica, comunemente detta Keto dal nome inglese, una delle ultime mode nel mondo dell’alimentazione. Il modo migliore per perdere peso è comunque quello di seguire un regime alimentare sano e calibrato sulle esigenze del proprio corpo accostandovi dell’attività fisica. Invece di cambiare drasticamente la propria alimentazione, è meglio procedere ad un cambio di abitudini alimentari, sempre sotto consiglio e supervisione di un medico specialista.

Dieta chetogenica: come funziona

Si intende per dieta chetogenica quel regime alimentare il cui focus è la riduzione dei carboidrati alimentari a meno di 50g al giorno: così facendo si obbliga l’organismo a produrre autonomamente i chetoni – da cui il nome – naturale scomposizione dei grassi che avviene nel fegato, per ottenere energia. In pratica, il corpo viene spinto a bruciare i grassi del tessuto adiposo per soddisfare il fabbisogno di consumo energetico invece del glucosio proveniente dai carboidrati.

Cosa si mangia con la dieta chetogenica

Nel regime di dieta chetogenica i cibi preferiti sono sopratutto carne, prodotti della pesca, uova, formaggi e ortaggi, mentre vengono sconsigliati alimenti come patate e derivati, cereali, legumi, bibite dolci, dolciumi e birra.

Non c’è una sola dieta chetogenica, ma il concetto viene declinato in diverse tipologie: come spiega infatti la dottoressa Luana Romeo, consigliere nazionale dell’Associazione Nazionale Dietisti (Andid), «esistono diete chetogeniche normoproteiche, con basso apporto di carboidrati ma con apporto di proteine che soddisfa i fabbisogni di ciascun individuo che la osserva, e diete chetogeniche iperproteiche, dove il basso apporto di carboidrati è accompagnato a un aumentato introito di proteine rispetto ai fabbisogni». 

In linea generale, una dieta chetogenica prevede una ripartizione energetica divisa tra carboidrati (10%), proteine (15-25%) ma sopratutto grassi (70%). Attenzione: non significa che si possono mangiare tutti quei cibi che vengono scartati solitamente dalle diete. Pur permanendo una distinzione tra grassi “buoni “ e “cattivi”, alla base di un regime sano c’è sempre l’equilibrio. 

A cosa serve la dieta chetogenica

Le diete chetogeniche vengono utilizzate sopratutto per raggiungere obbiettivi di dimagrimento:«A tutt’oggi sono in corso di studio i benefici delle diete chetogeniche sulla perdita di peso» conferma infatti la dottoressa Romeo, ma è attualmente sotto analisi di studio l’utilizzo di tale regime alimentare anche per «la gestione di alcune malattie metaboliche quale il diabete». 

La domanda da porsi è, funziona o meno? Come spiega ancora la Dottoressa Romeo, «da numerosi studi si evincono buoni risultati a breve termine sulla perdita di peso, addirittura superiore rispetto ad altri tipi di diete su stile “dieta mediterranea”, ma i risultati a lungo termine delle diete ad esclusione di carboidrati sullo stato di salute e la perdita di peso e le ripercussioni sul rapporto col cibo sono ancora controversi». 

Chetosi e Chetoacidosi: sintomi ed effetti collaterali

Sicuramente, conferma la dottoressa, mantenere a lungo termine a questo tipo di dieta si rivela molto difficile e non privo di rischi. Indurre il corpo in uno stato di chetosi porta al consumo dei grassi, ma anche ad alito pesante, nausea, continua sete e secchezza della bocca e un forte bisogno di urinare. Non solo, in alcuni soggetti la chetosi può provocare anche mal di testa, vomito, senso di affaticamento, capogiri, insonnia, stitichezza e difficoltà nell’esercizio fisico.  Lo stato di chetosi è comunque da distinguere dalla chetoacidosi: mentre il primo fa parte del normale processo metabolico dell’utilizzo di grassi a scopo energetico, il secondo è una complicanza, e si verifica quando il sangue diventa molto acido per via di elevati livelli di glucosio e chetoni, e può avere effetti collaterali molto gravi se non fatali. Insomma, la chetosi può andare bene per alcuni soggetti “sani”, ma non per tutti: è infatti sconsigliata sopratutto a persone con patologie renali, epatiche e metaboliche, nei bambini e durante gravidanza e allattamento.

In sostanza, la dieta chetogenica non può dirsi pericolosa ma va monitorata e discussa con un medico, e sopratutto va tenuto a mente che non è un regime “definitivo” o duraturo: lo stato di chetosi viene tollerato dall’organismo come normale processo metabolico, ma non può essere imposto come uno stato costante e una volta raggiunto il peso desiderato, è necessario reintrodurre i carboidrati con uno schema realizzato da un medico competente. 

 

(Credits immagine di copertina: Pixabay License)

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