Il mancato sbarco della Diciotti ci costò 300mila euro. Quanto quello della Sea Watch?

Ben 300mila euro. È la cifra indicata dalla Corte dei Conti come spesa dello Stato italiano nei giorni del mancato sbarco della nave Diciotti nel porto di Catania. Sarà senz’altro un aspetto che, nell’eventualità di un processo nei confronti di Matteo Salvini, verrà valutato insieme agli altri spunti investigativi che ipotizzano, per il ministro dell’Interno, il reato di sequestro di persona.

Quanto ci è costata la storia della nave Diciotti?

Inevitabile, dunque, fare un parallelismo con l’attuale situazione, quella della nave Sea Watch, bloccata da 11 giorni in mare e da qualche tempo alla distanza di un miglio dalle coste di Siracusa. Certo, alcune circostanze erano diverse. Ad esempio, la Nave Diciotti era una imbarcazione della Guardia Costiera italiana. E il fatto di utilizzare maggiori quantitativi di carburanti per mantenere i motori accesi in quelle lunghe ore di attesa prima dell’approdo nel porto di Catania avrà inciso senz’altro nel bilancio del corpo specialistico della Marina militare.

Ma ci sono anche altri costi che possono essere replicabili anche nella situazione della Sea Watch. Si pensi, ad esempio, al fatto che la Corte dei Conti stia valutando anche l’impatto sui costi del viaggio della nave Aquarius, con oltre 600 migranti a bordo. Questi ultimi approdarono nel porto di Valencia, ma soltanto dopo un lungo braccio di ferro con il governo, che mise in campo – anche in quella circostanza – una scorta per permettere la traversata nelle acque territoriali italiane verso la Spagna.

Possibile sulla Diciotti: uno spreco disumano

Insomma, tutte le persone e gli apparati istituzionali che, in questi giorni, sono stati mobilitati per la vicenda della Sea watch, comporteranno un costo anche piuttosto elevato, destinato a salire per il protrarsi dell’emergenza. La decisione della Corte dei Conti era partita da un esposto di Possibile, che aveva avuto come primo firmatario Giuseppe Civati. La formazione politica, in quella circostanza, aveva chiesto «di verificare se il Ministro dell’interno o altri funzionari dello Stato si siano resi responsabili, in base a principi correnti di causalità, di danno erariale per responsabilità amministrativa, per avere violato le procedure previste a livello internazionale e nel diritto interno in caso di soccorso in alto mare da parte di unità della Guardia costiera, ed individuazione di un porto sicuro di sbarco, e per le possibili conseguenze di tali violazioni, sul piano interno ed internazionale».

La formazione politica ha preso atto della decisione della Corte dei Conti, definendo quell’esborso uno ‘spreco disumano‘. «Avevamo l’intenzione di sollevare una questione politica perché riteniamo doveroso che i cittadini sappiano quanto costa la disumanità – hanno scritto in una nota gli esponenti di Possibile -: insomma quanto viene speso per questi atti brutali e insensati. Sempre da fonti stampa sappiamo che arriveranno presto le cifre del caso-Aquarius, altro grande scempio avvenuto nei mesi scorsi. E sapremo il prezzo della disumanità, messo sul conto dei contribuenti». E poi, ovviamente, c’è la questione Sea Watch. Già disumana di per sé, anche senza sprechi.

FOTO: ANSA / IGOR PETYX

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