Ricordate quando il governo prometteva una legge sull’AI entro marzo?
Lo aveva annunciato il sottosegretario Butti. Per il momento circola solamente una bozza e poco più
13/04/2024 di Redazione Giornalettismo
C’erano delle premesse e c’erano delle promesse. A farle era stato il Sottosegretario, con delega all’Innovazione, Alessio Butti: «Entro la fine di marzo arriverà il ddl sull’AI», aveva ribadito ai cronisti e nel corso di alcuni eventi poco più di un mese fa. Ora siamo ad aprile inoltrato e il Consiglio dei Ministri non ha ancora approvato il testo della prima legge italiana sull’intelligenza artificiale e, dunque, il calendario per la presentazione e discussione (con la presentazione, probabile, di emendamenti) alla Camera e al Senato non può essere ancora definito. Ma perché ci sono stati questi ritardi?
Ddl AI ancor non c’è, anche se doveva arrivare a marzo
Al netto delle tempistiche dettate dalla classica propaganda elettorale, sembra che ci siano discussioni su due temi fondamentali: tutela del copyright e provvedimenti per debellare la piaga dei deepfake. In realtà, dall’unica bozza trapelata fino a ora, il ddl ancora in fase di analisi strutturale sembra attingere a piene mani – come dovrebbe essere ovvio – da quanto prescritto all’interno dell’AI Act, approvato quasi un mese fa. E se lo scontro fosse sui fondi? Come indicato anche nella nuova Strategia Nazionale per l’intelligenza artificiale (2024-2026), l’obiettivo è quello di creare una Fondazione per la ricerca sull’intelligenza artificiale.
All’inizio si era parlato della predisposizione di un fondo di circa un miliardo di euro. Oggi, secondo la bozza trapelata, quel riferimento economico è sparito. Almeno per il momento. E in questo piano è prevista anche l’integrazione di sistemi AI nell’ecosistema della Pubblica Amministrazione. In attesa della legge, INPS ha provato a portarsi avanti facendo sbarcare l’intelligenza artificiale sulla Piattaforma SIISL: un algoritmo restituirà al cittadino in cerca di occupazione un “indice di affinità” relativo alle offerte di lavoro. Sì, come un’app di dating.