Il caso di Daniele e la giustizia italiana che non considera le conseguenze del catfishing

La storia, che risale a un anno fa e che è stata raccontata da Le Iene, mostra come non ci sia consapevolezza - né nell'opinione comune, né giuridicamente - delle conseguenze della sostituzione di persona

05/11/2022 di Redazione

Una questione estremamente delicata, che viene sottovalutata e che non viene presa in considerazione nemmeno quando, poi, si rivelano le dirette conseguenze di una prassi che – con la centralità dei social network nella nostra vita – diventa sempre più invasiva. Stiamo parlando del catfishing, al quale fa riferimento la vicenda del 24enne di Forlì, Daniele: la sua storia è stata raccontata, qualche giorno fa, dal programma Le Iene. Il giovane, per diverso tempo, ha chattato con una ragazza, presentatasi a lui come una modella di 20 anni dal nome Irene. Tuttavia, dietro a una foto profilo (che poi si è scoperto essere stata “rubata” da quella di una modella romana), si nascondeva un uomo adulto, di 64 anni. Per quest’ultimo è stata riconosciuta la colpevolezza solo per il reato di sostituzione di persona. Invece, Daniele – che non ha retto alla scoperta della verità – si è tolto la vita in casa.

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Catfishing e il caso di Daniele: perché non prendiamo in considerazione le conseguenze

Il catfishing, di fatto, trova una sua corrispondenza nel codice penale, all’articolo 494. Qui si disciplina il reato di sostituzione di persona che è stato applicato in una sentenza della Cassazione, che ha riconosciuto come spacciarsi sul web per un altro possa rientrare in questa fattispecie prevista dall’ordinamento giuridico. Il reato di sostituzione di persona può prevedere, come pena, la reclusione fino a un anno di carcere.

Il problema che stiamo affrontando in questi ultimi periodi, però, è che lo stato italiano non riesce ancora a riconoscere le profonde conseguenze che il reato di sostituzione di persona ha nei confronti della vittima che lo subisce. La procura di Forlì ha chiesto l’archiviazione per la contestazione del reato di istigazione al suicidio, in quanto non ci sarebbe un collegamento diretto tra la sostituzione di persona e il successivo comportamento del giovane 24enne. Ma ci sono degli elementi che, al di là del caso in specie, non possono non essere presi in considerazione.

Se, in seguito a una sostituzione di persona attraverso catfishing, vengono sottratti dei soldi o dei beni, questa conseguenza verrà sicuramente riconosciuta come elemento di colpevolezza. Perché non prendere in considerazione, invece, gli effetti psicologici che possono avere le sostituzioni di persona sulle vittime che le subiscono? Si tratta di un vulnus del nostro ordinamento che deve essere esaminato, soprattutto in virtù della crescita dei reati “virtuali” e della spersonalizzazione delle relazioni: si tende sempre di più ad affidarsi alla rete per intessere legami, per collegare tasselli della propria vita, accettando il rischio che, dall’altra parte dello schermo, possa esserci una persona che – in un modo o nell’altro – ci stia ingannando.

Compito del legislatore prima e della giustizia poi è che questo rischio sia annullato.

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