Damiano Tommasi contro la ‘sanatoria’ di Salvini sui cori razzisti
08/01/2019 di Enzo Boldi
La grande montagna del Viminale ha prodotto un topolino. La riunione straordinaria dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, svoltasi con il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, il capo della Polizia, i vertici dello sport italiano e il ministro Matteo Salvini era accompagnata da grandi aspettative per tentare di fornire alcune linee guida sulle reazioni che lo Stato – e il mondo del calcio – ha intenzione di adottare sul tema della violenza legata al pallone. Fisica, come nel più recente esempio degli incidenti prima di Inter-Napoli, e verbale, testimoniata anche dai recenti cori discriminatori nei confronti del difensore partenopeo Kalidou Koulibaly. Ma da questo incontro attesissimo non è scaturito praticamente nulla, se non la presa di posizione del leader della Lega che ha – di fatto – scelto la via della ‘sanatoria’ nei confronti dei ‘buuu’ razzisti negli stadi.
E questo movimentato – a parole – immobilismo è stato evidenziato anche dal presidente dell’AIC (Associazione Italia Calciatori) Damiano Tommasi, che si è detto deluso di ciò che è venuto fuori – in termini di proposte concrete – dal maxi-incontro di lunedì sera. «Pensavo ci fosse un maggiore confronto, più chiaro e più netto – ha detto l’ex centrocampista della Roma, fra le tante squadre in cui ha militato, in un’intervista rilasciata a La Repubblica. – Non sono state così tante le novità di cui si è parlato».
Damiano Tommasi: «Contro il razzismo basta applicare norme già esistenti»
La violenza fuori dagli stadi è un tema che va solo a tangere le effettive responsabilità oggettive delle società, mentre quella sui cori razzisti – salomonicamente declassati da Salvini a cori ‘sconvenienti’ – è un fattore che non può essere sottovalutato, nonostante le spallucce fatte dal ministro dell’Interno. «Capisco che sia più complicato intervenire – ha spiegato Damiano Tommasi -, ma credo che non ci sia il minimo dubbio che si debba trovare una soluzione. A uscire non deve essere chi ha subìto il fallo, ma chi lo fa».
Non è compito del pubblico educare i violenti e razzisti
La Uefa e la Fifa hanno già rimproverato l’Italia del calcio dopo gli episodi nei confronti di Koulibaly, ricordando come esistano delle norme e dei protocolli che impongono la sospensione di una partita in presenza di cori razzisti e discriminatori. Un clima di odio da Stadio che non è nato di recente, ma sembra essere connaturato nel genoma dei tifosi italiani. E per bloccare tutto ciò, dall’incontro tra Salvini, Giorgetti, il capo della Polizia e i vertici del calcio italiano è emersa la possibilità che sia lo stesso pubblico a dissuadere i razzisti, ma su questa eventualità Damiano Tommasi è chiarissimo: «Se vado allo stadio devo poter vedere la partita, non educare i tifosi violenti, maleducati o razzisti».
(foto di copertina: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)