Crisanti: «Governo e giornali parlano di Natale? Se non chiudiamo, a gennaio terza ondata»

Il microbiologo dell'università di Padova interviene sul surreale dibattito di questi ultimi giorni

15/11/2020 di Gianmichele Laino

In questi giorni – diciamoci la verità – si è davvero insistito un po’ troppo con la storia di Natale. Siamo partiti, in realtà, dall’inizio di ottobre con l’obiettivo di salvare il Natale degli italiani, siamo arrivati a giovedì scorso con la letterina di Giuseppe Conte in risposta a Tommaso Z. di 5 anni in cui rassicurava su una presunta autocertificazione a Babbo Natale per portare i regali ai bambini. Oggi, invece, Crisanti sul Natale riporta tutti con i piedi per terra. Il microbiologo dell’università di Padova, infatti, ha affermato che, invece di aprire tutto nelle due settimane di vacanze, sarebbe opportuno approfittare di un periodo in cui tradizionalmente alcune attività industriali (e quelle scolastiche) rallentano per realizzare un lockdown che possa dare respiro alle terapie intensive e, più in generale, ai reparti ospedalieri.

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Crisanti sul Natale pensa che bisognerebbe fare un altro lockdown

In realtà, il rischio è quello di ripetere quanto accaduto nel mese di agosto quando – a fronte di un calo vistoso dei contagi nei mesi di giugno e luglio – c’è stato un movimento molto frequente in varie aree d’Italia che ha portato il coronavirus a distribuirsi in maniera più omogenea e a causare la seconda ondata. Dunque, Crisanti parla esplicitamente di una terza ondata a gennaio se non dovessero esserci provvedimenti in questo senso. In un’intervista a Repubblica, Crisanti ha dichiarato: «Senza strumenti per contrastare la diffusione sul territorio, come si può pensare a un allentamento? A gennaio saremo di nuovo in questa situazione se non in una peggiore, nel pieno della terza ondata. È cosi elementare: approfittare delle ferie per chiudere».

Crisanti sul Natale: «Emergenza finita negli ultimi mesi del 2021, primi mesi del 2022»

Tuttavia, Crisanti è anche molto realista e sostiene che non si possono bloccare le attività economiche in un periodo come questo. Bisognerebbe, allora, organizzarsi meglio con il prolungamento degli orari di apertura dei negozi, gli ingressi scaglionati, i controlli sugli assembramenti nelle zone principali di affluenza del pubblico. Anche la questione vaccino rappresenta un punto dolente, con Crisanti che afferma l’importanza di una copertura su almeno il 70% della popolazione. Parlare di 1,7 milioni di vaccini entro gennaio non è incoraggiante, perché non garantirebbe comunque quella tranquillità necessaria per combattere il virus con efficacia.

E allora, ecco l’altra previsione pessimistica: l’Italia – ricorda sempre Crisanti a Repubblica – sarà fuori pericolo alla fine del 2021-inizio 2022. Tra gli esperti, Crisanti è l’unico che porta molto oltre l’asticella della sicurezza per il nostro Paese, relativamente all’emergenza coronavirus.

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