Perché negli USA il Covid-19 colpisce più duramente i neri che i bianchi?
25/05/2020 di Daniele Tempera
Un dramma senza fine. Le vittime per Covid-19 negli Usa si aggirano ormai sul numero vertiginoso di 100.000 unità, più delle vittime del conflitto del Vietnam. Quello che appare però evidente è che la malattia non colpisce ugualmente tutte le etnie e le fasce di popolazione americane. Secondo uno studio basato sui pazienti californiani, e ripreso dal New York Times , la diffusione e il tasso di decessi per Covid-19 è nettamente più alta tra le comunità nere e ispaniche che tra quelle bianche.
Le motivazioni? Quelle purtroppo più prevedibili: sovraffollamento abitativo, povertà, limitato accesso alle cure e ai servizi di Welfare. Una condizione che, negli USA, è particolarmente critica per i cittadini di colore. Lo scarso accesso ai servizi sanitari (molti sono sprovvisti dell’assicurazione) comporta un ritardo nella diagnosi, e nella cura, dell’infezione che spesso risulta fatale. Ritardi che si manifestano poi in una maggiore diffusione e propagazione del virus all’interno di queste comunità: non sapendo di essere infetti dalla malattia, i membri di questa comunità tendono a contagiare più facilmente amici e famigliari. Altro fattore probabilmente importante per i ricercatori è poi la presenza di condizioni di obesità, una patologia molto più diffusa tra le fasce più povere della popolazione che in quelle più abbienti, con le patologie che fungono da prevedibili complicazioni come ipertensione e diabete, le stesse che si sono dimostrate critiche nel decorso sfavorevole dell’infezione da Covid-19.
L’ennesima conferma che, nel dramma globale dell’epidemia, i fattori socio-economici e le classi sociali, giocano un ruolo rilevante nel decorso della malattia. E che forse la prima terapia di cui la società necessita, è quello di rendere fruibile anche per i più poveri l’accesso al Welfare e alla Sanità.