La Corte Costituzionale e l’apertura storica sul suicidio assistito: «Lecito in presenza di patologia irreversibile e sofferenza»

La Corte Costituzionale si è espressa sul caso Dj Fabo, dichiarando che non è possibile punire chi assiste al suicidio di una persona già intenzionata a togliersi la vita in presenza di una patologia irreversibile e di grande sofferenza.

La Corte Costituzionale: «Suicidio assistito lecito in presenza di patologia irreversibile e sofferenza»

Dopo la riunione in camera di consiglio la Corte Costituzionale ha dichiarato non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale chi agevola l’esecuzione «del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.». La non punibilità è subordinata agli articoli 1 e 2 della legge 219/2017, ovvero al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua. Inoltre devono essere verificate sia le condizioni richieste che le modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del SSN, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente.

La Corte, che non ha ancora depositato la sentenza, sottolinea tramite l’ufficio stampa che « l’individuazione di queste specifiche condizioni e modalità procedimentali, desunte da norme già presenti nell’ordinamento, si è resa necessaria per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili» e che «il giudice valuterà la sussistenza di condizioni sostanzialmente equivalenti a quelle indicate»

La fidanzata di DjFabo: «La sua morte non è stata inutile»

«La sua morte non è stata inutile ora altri non dovranno soffrire come lui per avere il diritto di morire» ha dichiarato Valeria Imbrogno, fidanzata di Fabiano Antonini in arte “Dj fabo”. Il quarantenne milanese tetraplegico era stato accompagnato in Svizzera da Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, per poter morire. Ed proprio nel merito del processo a Cappato, che rischiava fino a 12 anni di carcere, che la Consulta ha emesso questa storica decisione.

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