Le funzioni “esplora” e “post suggerito” di Instagram mostravano contenuti fuorvianti sul coronavirus

Questo avveniva durante il picco della pandemia, la piattaforma smentisce: «Ricerca obsoleta»

10/03/2021 di Gianmichele Laino

Il social network, attraverso il suo algoritmo, smistava delle scelte ben precise. Una vera e propria linea editoriale che, in alcuni casi, si basava completamente sulla disinformazione. È questo il parere dell’organismo di monitoraggio dei social media, il Center for Countering Digital Hate, in merito alle notizie di coronavirus su Instagram. Dal canto suo, invece, il social network – attraverso una nota ufficiale di Facebook che possiede la piattaforma – afferma che la ricerca condotta dal CCDH è fuorviante e, soprattutto, obsoleta.

LEGGI ANCHE > Le 4 ammonizioni di Twitter se diffondi bufale sui vaccini (alla quinta sei fuori)

Coronavirus su Instagram e il sospetto della disinformazione diffusa

Il CCDH – che ha parlato attraverso il suo portavoce Imran Ahmed – ha evidenziato il problema principale di Instagram durante la pandemia di coronavirus. Il social network presenta due funzioni recenti: la pagina “esplora” e la funzione “post suggerito”. Ovviamente, si tratta di due funzioni che sono basate molto sul comportamento dell’utente e che, quindi, vengono organizzate in base alle preferenze del consumatore di informazioni sulla piattaforma.

Bene, il CCDH – nel suo rapporto – ha evidenziato come gli utenti già fortemente condizionati nella loro visione d’insieme sul coronavirus (magari perché seguivano account negazionisti, personalità molto note nel campo della disinformazione o che hanno interagito con post no-vax) non sono stati scoraggiati in questa loro ricerca di informazioni, ma anzi sono stati fatti entrare ancor di più in questa “bolla” grazie alle scelte dell’algoritmo su cui si basavano le funzioni “esplora” e “post suggerito”.

Dall’altro lato, invece, Facebook smentisce tutto: sostiene che il CCDH ha realizzato questa ricerca su un campione eccessivamente limitato di soggetti che frequentano Instagram e, soprattutto, che questi dati sono ormai indietro di cinque mesi rispetto alle iniziative messe in campo dalla piattaforma per combattere la disinformazione sul coronavirus. Effettivamente, Instagram e Facebook hanno rimosso circa 12 milioni di post che non avevano alcuna base scientifica relativamente alla pandemia di coronavirus nel mondo e hanno collaborato con alcune istituzioni sanitarie per la diffusione di campagne di corretta informazione su virus e vaccinazioni.

CCDH, insomma, fotograferebbe – nella migliore delle ipotesi – un particolare momento di sviluppo delle due piattaforme di social networking. Che, tuttavia, hanno mostrato – soprattutto all’inizio della pandemia – più di una falla nel campo della disinformazione relativa al coronavirus.

Share this article
TAGS