Coronavirus, a Parma erogati buoni spesa solo se si è antifascisti

Ha suscitato polemiche la scelta del sindaco leghista Alan Fabbri di erogare, in tempo di emergenza dettata dalla diffusione del coronavirus, i buoni spesa prima agli italiani. Ma anche a Parma, amministrata da Federico Pizzarotti, sembra che siamo di fronte a un nuovo caso destinato a suscitare scalpore.

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È stato ribattezzato il ‘bollino antifascista‘: si tratta del regolamento del comune di Parma che si applica a chiunque chieda agevolazioni, contributi o patrocini all’amministrazione per l’applicazione dei buoni spesa per il coronavirus. Infatti, chi chiede i buoni spesa deve firmare una dichiarazione nella quale attesta di riconoscersi nei valori della Costituzione e della democrazia, ripudiando nazismo, fascismo, xenofobia e razzismo. Il provvedimento nacque alcuni anni fa, in occasione di una polemica sorta sulla concessione di una sala comunale a Forza Nuova. E negli ultimi anni è stata applicata non solo a tutti quelli che hanno collaborato con il comune a vario titolo, ma anche a quelli che hanno chiesto e ottenuto i benefici del servizio sociale.

Fratelli d’Italia attacca e chiede chiarimenti al Governo: «A Parma anche la pastasciutta deve risultare antifascista», attacca il vicecapogruppo alla Camera di Fdi Tommaso Foti, annunciando un’interrogazione al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per avere chiarimenti. «Trovo vergognoso che in qualunque momento un comune possa decidere a chi concedere buoni pasto e a chi no solo in base alle sue idee politiche. Ma farlo in un momento come questo, con l’Italia in ginocchio per l’epidemia da coronavirus è altresì squallido e indegno. Il governo faccia immediatamente chiarezza e prenda le distanze dal sindaco di Parma», ha tuonato Foti.

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