Vi diranno che tra i contenuti più visti di Facebook c’è un post sullo zucchero negli spaghetti, ma conta poco

Il report sui contenuti più visti di Facebook nell'ultimo trimestre presenta un punto di vista che non è corretto

19/08/2021 di Gianmichele Laino

La notizia non è di quelle leggere, non si tratta di certo di una lettura da ombrellone. Stiamo parlando del report trimestrale di Facebook sui contenuti più visti sulla piattaforma. La società di Menlo Park dirà, ad esempio, che nella top 20 dei post più letti, con più commenti e condivisioni c’è una domanda fatta ai suoi followers da Christina Watts che chiede se sia opportuno aggiungere lo zucchero agli spaghetti. Oppure uno di quei giochini da buongiornissimo che mette in fila una sequenza di lettere e chiede agli utenti quale sia la prima parola che riescono a cogliere.

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Contenuti più visti su Facebook, il report e i suoi limiti

Sembra emergere questo dal report diffuso da Facebook nella giornata di ieri, intitolato Widely Viewed Content Report: What People See on Facebook. L’obiettivo, forse, è quello di presentare il social network ancora come una piattaforma innocua e tutto sommato positiva, dove gli utenti navigano per svagarsi principalmente e per vivere qualche minuto di spensieratezza rispetto al resto della vita offline. Ma – lo sappiamo – Facebook ha smesso di essere tutto questo una vita fa.

E, del resto, le indicazioni sono fornite all’interno dello stesso report. La somma dei 20 contenuti più visti in assoluto su Facebook nell’ultimo trimestre (compreso il post sullo zucchero negli spaghetti, insomma) rappresenta soltanto lo 0,1% di tutto il resto dei contenuti visualizzati sulla stessa piattaforma. Una goccia in mezzo al mare.

post più visti su Facebook
Il grafico del report ufficiale sui contenuti più visti su Facebook nell’ultimo trimestre

Bisogna aggiungere a tutto questo un’altra limitazione dello studio presentato nella giornata di ieri da Facebook. L’analisi dei contenuti è stata realizzata soltanto tra quelli pubblici e – quindi – accessibili potenzialmente a tutti gli utenti della piattaforma. Il focus, invece, non comprende né i contenuti privati (quelli relativi alla cerchia ristretta delle persone che cercano di impostare il proprio account come protetto), né i gruppi privati che, purtroppo, sono tra i veicoli più utilizzati per diffondere disinformazione.

Dunque, questa analisi – lungi dall’essere non veritiera – è quantomeno inadatta a dare una corretta rappresentazione di quello che è il social network in questo momento. Nel report, certo, sono indicati anche gli account pubblici più visitati (in testa, ad esempio, c’è la pagina dell’Unicef, con oltre 153 milioni di visualizzazioni dei suoi contenuti nell’ultimo trimestre) ed è rilevante indicare che i post con link sono tra quelli con meno interazioni rispetto ai post che ne sono privi (quando parliamo di informazione su Facebook, dobbiamo sempre tener presente questo dato). Ma si tratta sempre di una percentuale bassa rispetto al resto dei contenuti visualizzati sul social network. Però, forse, anche per questo trimestre, potremmo cullare – grazie a questi numeri – l’illusione che all’utente medio di Facebook interessi soltanto se sia opportuno o meno mettere lo zucchero negli spaghetti.

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